Le interfacce conversazionali, come i chatbot o gli assistenti vocali, sono dei software di intelligenza artificiale che sfruttano sistemi di linguaggio sofisticati per aumentare l’engagement con gli utenti. Vediamo come funzionano e alcuni esempi di interfacce conversazionali di successo.
Indice
Come funziona un’interfaccia conversazionale?
Questi software sfruttano sistemi complessi di Natural Language Processing e Understanding. In poche parole, analizzano il linguaggio umano (scritto o parlato in base alle interfacce conversazionali) e individuano la risposta più naturale e utile a quell’impulso.
Ciò è particolarmente utile nelle ricerche vocali, nelle chat di assistenza al cliente, nel miglioramento complessivo dell’esperienza di acquisto dell’utente. I vantaggi dell’uso di questi software sono innumerevoli.
- Al contrario degli esseri umani, sono disponibili 24/7.
- Rispondono con grande velocità e contemporaneamente a tantissimi utenti.
- Sono in grado di imitare il comportamento umano (di fatto sono delle intelligenze artificiali) e rendono il rapporto con l’utente naturale e spontaneo.
Quindi possono risultare utili nel migliorare la relazione e con il cliente, fidelizzarlo, attrarne di nuovi, risolvere velocemente problemi, dubbi e richieste.
Esempi di interfacce conversazionali di successo
Le interfacce conversazionali hanno avuto il loro vero e proprio boom nel 2018 e da allora sono sempre più utilizzate da un gran numero di aziende. Ecco esempi di come un’interfaccia conversazionale può migliorare il rendimento di un brand.
1. Personalità frizzanti
Può sembrare assurdo, ma le interfacce conversazionali dovrebbero avere una personalità, un carattere. D’altra parte, il loro comportamento dev’essere il più possibile simile a quello di un essere umano. Come renderlo tale? Usando piccoli modi di dire, quirks, battute che alleggeriscano la sensazione di parlare con una “macchina”.
2. Reazioni degli utenti alle interfacce conversazionali
I software più avanzati devono essere estremamente reattivi al modo di porsi e di parlare degli utenti. Il NLP (Natural Language Processing) e il NLU (Natural Language Understanding) servono proprio a questo. Sono i sistemi usati per comprendere da poche parole, scritte o a voce, la reazione dell’utente al comportamento dell’intelligenza artificiale.
3. La migliore interfaccia è… nessuna interfaccia
Questa citazione di Golden Krishna è sempre più reale. L’utente vuole essere in grado di comunicare con app e sistemi informatici in maniera naturale, come se stesse parlando con un amico. Minori sono gli “ostacoli”, più fluida sarà la conversazione. Per questo motivo gli assistenti vocali sono le interfacce conversazionali più amate in assoluto. In effetti… non hanno una faccia.
4. Creare testi brevi e il più possibile naturali
Scrivere il testo per le risposte e le reazioni di un’intelligenza artificiale è un lavoro molto complesso. L’assistente virtuale deve fornire informazioni precise e accurate ma anche semplici da seguire. Allo stesso tempo, il tono di voce non dovrebbe apparire come troppo “robotico”. L’obiettivo è creare una conversazione breve, cortese e più simile possibile a quella con un essere umano.
5. Sfruttare il fattore visual
Se gli assistenti vocali non hanno una faccia, le interfacce conversazionali che usano il canale della scrittura, come i chatbot tengono conto anche del fattore visivo. Una grafica pulita e asciutta, ma in tono con il resto del sito o dell’app; una scrittura visivamente “leggibile”, con i corretti spazi e una punteggiatura accurata; un font ben visibile sono elementi fondamentali.