Innovazione

NFT CryptoPunks: che cosa sono e come funziona la CryptoArt

CryptoPunks
Contenuto curato da Massimo Chioni

Rilasciati dallo studio creativo Larva Labs per la prima volta nel 2017, oggi i CryptoPunks vengono considerati come uno dei primi progetti NFT, acronimo che sta per Non Fungible Token. I fondatori di Larva Labs sono gli artisti John Watkinson e Matt Hall; i creatori dei CryptoPunks hanno messo a punto e sviluppato un algoritmo grazie a cui possono essere generati 10mila ritratti di pixel in stile 8-bit prodotti 24x24 in maniera casuale. Ciascuno di questi ritratti è contraddistinto da una particolare combinazione di caratteristiche. Ebbene, i CryptoPunks sono proprio i ritratti in questione, che in un primo momento sono stati rilasciati gratis.

CryptoPunks, il primo progetto NFT

Da quel momento in avanti tali ritratti sono divenuti oggetti da collezione, e hanno conosciuto una domanda così elevata da arrivare a un valore di mercato nell’ordine di milioni di dollari. Questo è il motivo per il quale attualmente i CryptoPunks vengono considerati come una delle rivoluzioni più importanti nel contesto della community NFT. Ma non solo, visto che essi rappresentano secondo molti il punto di avvio del movimento CryptoArt così diffuso attualmente. E pensare che tutto era cominciato come un esperimento, con la nascita di un algoritmo di arte generativa da cui sarebbero scaturiti migliaia di personaggi differenti, ognuno dei quali con un aspetto bizzarro.

CryptoArt, che cos’è l’arte generativa

Quando si parla di arte generativa si fa riferimento a un’opera artistica che rappresenta il risultato di un sistema autonomo. In pratica, non è più l’artista a prendere una decisione a proposito delle caratteristiche dell’opera, che invece sono determinate dal sistema in questione: è proprio questo a definire i colori, i suoni, le forme, e così via. Il concetto è quello di arte che genera arte. In un primo momento Matt Hall John Watkinson, i visionari newyorkesi che hanno rilasciato i CryptoPunks, credevano solo di aver posto le fondamenta per un gioco o al massimo un’app per smartphone. In breve, però, si sono resi conto di aver dato vita a un vero e proprio paradigma che ha alterato, se non addirittura rivoluzionato, il settore dell’arte digitale e il suo mercato. Se nel 2009 il bitcoin aveva introdotto la nozione di proprietà digitale, ecco che i CryptoPunks possono essere ritenuti in un certo senso una loro continuazione ed evoluzione.

Come sono fatti i CryptoPunks

In tutto esistono 3.840 punk femmine e 6.039 punk maschi. Ciascuno ha una personalità appariscente, e le loro caratteristiche distintive sono state definite in modo casuale, proprio perché derivanti da un algoritmo. Per esempio, 303 di queste persone sfoggiano delle basette voluminose, 44 indossano un berretto, 128 hanno le guance rosee, 696 mostrano sulle labbra un rossetto sensuale, 78 hanno i denti da latte, 286 portano gli occhiali 3D e ben 94 sono pettinati con le trecce. C’è, poi, un punk che ha sette attributi: è il numero 8348, e indossa un cappello a cilindro e occhiali da sole classici; ha la barba e un neo, fuma una sigaretta e si fa notare per il suo orecchino e i denti sporgenti. Otto punk, invece, sono i cosiddetti punk della Genesi, nel senso che sono privi di qualunque peculiarità distintiva.

Quanto valgono i CryptoPunks?

Visa ha deciso di comprare un CryptoPunk a un prezzo di 150mila dollari, a dimostrazione di come sia in corso di evoluzione la lotta per accaparrarsi gli NFT: e in effetti da quando è stata diffusa la notizia i collezionisti di CryptoArt in ogni angolo del mondo sembrano essersi scatenati. Ma quella di Visa non è che una delle tante acquisizioni che si sono succedute negli ultimi tempi. Per esempio 9 CryptoPunks sono già state vendute al Rockefeller Center di New York per una cifra di poco inferiore ai 17 milioni di dollari da Christie’s, mentre da Sotheby’s è stata registrata un’aggiudicazione da quasi 12 milioni. Ed è in programma anche la prima asta asiatica di arte NFT, con alcuni CryptoPunks particolarmente rari.

L'investimento di Visa

Visa, insomma, ha colto la palla al balzo e non ha sottovalutato un simile rush di passaggi. Così, la joint venture che comprende circa 21mila istituzioni finanziarie ha deciso di puntare su uno di questi riconoscibili ritratti pixelati, pagandolo 49.5 ethereum, pari appunto a circa 150mila dollari. Si tratta del CryptoPunk 7610, che mostra delle labbra rosso fuoco, un ombretto verde, una cresta alla mohicana. Il colosso statunitense ha deciso di avviare una collezione di arte crittografica sulla base della convinzione che in un prossimo futuro gli NFT avranno un ruolo di primo piano in molti settori, dal commercio all’intrattenimento, passando per i social media e la vendita al dettaglio. Quindi, Visa con l’intento di favorire l’avvicinamento dei propri partner e clienti a questo mondo ha voluto esplorarlo direttamente, anche per capire quali sono i requisiti che un brand globale deve rispettare non solo per comprare un NFT, ma anche per conservarlo e sfruttarlo in modo adeguato.

CryptoPunk, un mercato in pieno fermento

In effetti l’iniziativa di Visa ha lasciato il segno, se è vero che ad appena 1 ora di distanza da quella acquisizione sono stati venduti altri 90 esemplari per una cifra di più di 20 milioni di dollari. Pochi giorni più tardi, altri quasi 300 CryptoPunks hanno trovato casa per un importo complessivo che ha sfiorato i 77 milioni di dollari. Visa ha fatto sapere che con questo acquisto intende far conoscere il proprio supporto non solo nei confronti dei creatori di NFT, ma anche verso i collezionisti di CryptoArt .

Perché gli NFT sono il futuro

Sembra proprio che gli NFT vantino caratteristiche tali da poter essere considerati un acceleratore importante dal punto di vista della creator economy, al punto da dare vita a una forma di commercio sociale inedita da cui deriva potere non solo per i collezionisti, ma anche per i creatori. Hall e Watkinson, per altro, non si sono limitati alla creazione dei CryptoPunks: un altro dei loro progetti, infatti, è quello dei Meebits: si tratta di 20mila personaggi realizzati tramite un trading marketplace in tre dimensioni. Lo stesso dicasi per i meccanismi autonomi di Autoglyphs, sempre in campo artistico.