Innovazione

Intelligenza artificiale e etica: le sfide del futuro

Intelligenza artificiale
Contenuto curato da Massimo Chioni

L'intelligenza artificiale si accinge a rivoluzionare in modo definitivo la nostra vita di tutti i giorni. Ma ci sono ancora alcune sfide da vincere: la prima è quella relativa alla protezione dei dati personali; la seconda, ma non meno importante, è quella di impedire che le tecnologie più recenti influenzino il comportamento di uomini e donne in senso negativo. Ecco perché due italiani impiegati presso l'Università di Oxford, Luciano Floridi e Mariarosaria Taddeo, hanno suggerito, dalle pagine della rivista Science, la necessità di stabilire e identificare delle regole etiche ben precise.

Il ruolo dell'intelligenza artificiale

Alla base dell'intelligenza artificiale ci sono algoritmi che hanno la capacità di imparare e dati che, invece, hanno lo scopo di far funzionare quegli stessi algoritmi. Si tratta di sistemi che agiscono come se fossero dotati di intelligenza, con la differenza che non dispongono delle capacità cognitive che possono vantare gli esseri umani. Proprio per questo motivo, non sono poche le sfide etiche a cui si deve far fronte: al di là della necessità di proteggere i dati, non bisogna dimenticare le fragilità relative al conferimento di responsabilità in presenza di malfunzionamenti o errori dovuti all'intelligenza artificiale.

Il boom delle nuove tecnologie

Il problema - ammesso che così lo si possa definire - è amplificato dal fatto che ormai l'intelligenza artificiale viene impiegata in un numero sempre più elevato di contesti: non solo l'industria del divertimento e la biomedicina, ma anche il marketing, l'analisi delle immagini, e così via. Chiaramente, di fronte a utilizzi differenti c'è bisogno di regolamentazioni specifiche. Ma non è tutto, perché un altro aspetto che non può essere trascurato è quello che riguarda i valori morali e culturali di ogni Paese, che non sono sempre uguali. In ambito medico, l'uso dell'intelligenza artificiale dovrebbe essere consentito unicamente a patto che non sostituisca le capacità umane ma si limiti a supportarle.

Una presenza invisibile

Una delle caratteristiche peculiari dell'intelligenza artificiale è la sua invisibilità: la tecnologia è presente nella nostra vita quotidiana ma non sempre viene rilevata. Questo è il motivo per il quale essa rischia di condizionare le azioni e i pensieri. Appare evidente, insomma, l'emergere di sfide etiche di non poco conto, tra le quali una delle più importanti è la protezione dell'autodeterminazione degli uomini. Nei mesi scorsi c'è stato un caso che ha smosso le coscienze di molti, quello di Cambridge Analytica: al di là delle implicazioni politiche ed economiche che l'episodio ha avuto, esso mette a disposizione un esempio evidente delle capacità dell'intelligenza artificiale, che in tale circostanza è stata impiegata per modellare e influenzare il comportamento degli utenti dopo aver catturato le loro caratteristiche e le loro preferenze.

Il principio di giustizia

Il principio di giustizia dovrebbe ispirare un quadro etico in questo ambito: non è scontato mettere in evidenza che l'intelligenza artificiale non dovrebbe, per esempio, essere impiegata per agevolare delle forme di discriminazione. Anche la Ue si sta muovendo in questo senso, con la Dichiarazione di cooperazione sull'intelligenza artificiale che ha permesso, tra l'altro, di mettere in risalto il potenziale della tecnologia in vista del bene comune. In sintesi, occorre un'etica che sia condivisa non solo a livello industriale, ma anche dalla finanza e dalla politica, per allontanare ogni criticità.

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