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La crisi del settore automobilistico durante l’epidemia di coronavirus e le prospettive future per il mercato automotive

Crisi mercato automobilistico
Contenuto curato da Massimo Chioni

Il 2020 sarebbe dovuto essere l’anno della rinascita per il mercato delle auto in Italia. Invece, l’esplosione della pandemia del Covid-19 lo renderà, molto probabilmente, il peggiore degli ultimi 10 anni.

Secondo i dati pubblicati da ANFIA, Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, il 2019 si è concluso con un incremento dello 0,3%, tradotto in numeri 1.916.320 nuove vetture,  rispetto all’anno precedente che faceva ben sperare per il futuro. Pur non trattandosi di un incremento sostanziale, il dato era stato incoraggiante poiché il 2019 non era partito sotto la migliore stella, soprattutto per le auto di grossa cilindrata, per via dell’introduzione del “Bonus-Malus” da parte Governo, una sistema di tassazione e incentivi fiscali basato sulla produzione di CO2 dei veicoli. Per le auto a maggior impatto ambientale, una tassa fino a 3mila euro; al contrario, incentivi fino a 6.000 euro per quelle ad emissioni limitate.

Il mercato per il settore automobilistico nel 2019 è stato fortemente condizionato dalle decisioni di alcuni Governi e case produttrici di voler mettere al bando i motori diesel a favore di prodotti meno inquinanti; tali dichiarazioni hanno portato al sorpasso della vendita di vetture alimentate a benzina nei confronti dei diesel.

Il 2020 sarebbe dovuto essere l’anno del boom delle vetture elettriche. Il lancio di molti nuovi modelli privi dei tradizionali motori a combustibile fossile, come la Opel Corsa, la Fiat 500 o la Smart Fortwo, sarebbero potute essere i traini per la produzione di utilitarie elettriche che, molto verosimilmente nel medio-lungo periodo, avrebbe comportato anche una diminuzione progressiva dei costi di vendita di tali tipologie di vetture. Senza considerare un notevole possibile miglioramente dell’ambiente, dato dalla minore presenza di emissioni.

Invece, anche il mercato delle quattro ruote ha dovuto fare i conti con la pandemia e il lockdown imposto dal Governo, decretando un nuova crisi del settore automobilistico.

Dati di immatricolazione di nuovi veicoli nel primo trimestre del 2020

I dati rilasciati da UNRAE, Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri, mostrano una flessione importante delle immatricolazione di nuove vetture sul mercato italiano nel primo trimestre di quest’anno:

  • Gennaio -5,8%
  • Febbraio -7%
  • Marzo -35,2%

Unico dato positivo di questo trimestre è la vendita di nuove vetture elettriche e ibride:

  • Gennaio +277,7%
  • Febbraio +310,3%
  • Marzo +172,6%

Drammatica, invece, la situazione per il mese di Aprile. Anche se i dati ufficiali non sono ancora stati elaborati, si parla di un crollo delle immatricolazioni del 97/98%.

Nello stesso periodo dello scorso anno le immatricolazioni erano state circa 175mila; mentre nel mese appena concluso, la cifra si aggirerebbe attorno alle 2, 5 mila nuove unità.

A rafforzare i dati appena esposti ci sono anche le dichiarazioni di Michele Crisci, presidente di UNRAE:

3 o 4 mila auto che siano, il confronto con le 175mila unità dello stesso mese dell'anno passato lascia sbigottiti. C'è bisogno di un'azione senza precedenti del Governo, a supporto della filiera della distribuzione, che ha visto azzerarsi i ricavi da ormai 2 mesi”.

Previsioni mondiali per la vendita di auto nel 2020

Decisamente allarmanti le stime redatte dal CAM, Center of Automotive Management, che al momento ipotizzano un crollo del 17% sulla vendita di vetture nuove a livello mondiale che, tradotto in numeri, dovrebbe aggirarsi attorno a 15 milioni di immatricolazioni. Un numero, questo, che ci fa capire quanto questa situazione che stiamo vivendo abbia impattato, e continui ad impattare il settore, con tutte le conseguenze del caso.

Previsioni 2020 per il settore automobilistico in Italia

Una ricerca della AlixPartners, società americana specializzata nello studio dei trend, ha previsto un crollo del settore automotive italiano di circa 35-45% con un totale di nuove immatricolazioni che si aggira attorno ai 1,2-1,4 milioni alla fine del 2020.

Nonostante il Presidente di Federauto Adolfo De Stefani Cosentino si sia dichiarato “speranzoso”, lo scenario di tali previsioni riporterebbe indietro il settore automotive di almeno 10 anni; cosa difficile da immaginare e complicata da accettare per chi lavora quotidianamente nel settore.

Rischio elevato per le imprese italiane

A rischio fallimento ci sono quasi 1.500 mila imprese che coinvolgono oltre 120 mila dipendenti. Parliamo di un settore, quello dell’automotive italiano, che contribuisce al PIL nazionale con oltre 55 miliardi e che, fino al 9 Marzo scorso, dava lavoro a davvero moltissime persone.

Si rischia così la chiusura di gran parte delle aziende che costituiscono la spina dorsale dell’intero settore in Italia. I dati ci dicono che, negli ultimi 10 anni, questo settore ha già visto il dimezzamento delle imprese; e ora, a causa del lockdown e del difficile periodo che ci aspetta nei prossimi mesi, queste piccole-medie imprese rischiano di essere costrette a chiudere i battenti, forse per sempre.

Uno spiraglio di luce per il mercato delle auto

Allo stato attuale il 75% degli italiani considera gli spostamenti in auto come il mezzo più sicuro per potersi muovere alla fine delle misure restrittive. Questo potrebbe spingere molti cittadini a pensare di acquistare un nuovo mezzo di trasporto privato, normale, ibrido o elettrico che sia.

Per incentivare questo fievole spiraglio di luce per il settore automotive italiano, dettato anche dall’aumento di ricerche su siti di settore specializzati, i costruttori italiani chiedono al Governo di aumentare gli incentivi sull’acquisto di nuove vetture, così da riuscire ad offrire alla popolazione dei prezzi competitivi per l’acquisto di una nuova auto che, in questo periodo difficile, per molti potrebbe rappresentare una necessità per muoversi in sicurezza.

Tra gli incentivi richiesti per contrastare la crisi del settore automobilistico:

  • Ecobonus, aumento contributo per i veicoli di seconda fascia e inclusione di quelli anche di terza fascia fino al 2021
  • Ecomalus, si chiede la sospensione della tassazione sui veicoli con maggiori emissioni di CO2
  • Bonus stock, creazione di un incentivo, che si possa cumulare con l’ecobonus, per l’acquisto di vetture in pronta consegna
  • Aumento detraibilità IVA per veicoli aziendali e professionisti

A proposito del tema del bonus stock, sono oltre 350mila le vetture ferme nei parcheggi dei concessionari per un totale di quasi 7 miliardi di euro.
L’introduzione di questo bonus permetterebbe il rilancio del settore alleggerendo anche la pressione sui singoli concessionari che potrebbero svuotare i propri parchi espositivi.

Altra modalità per incentivare l’acquisto di vetture potrebbe arrivare dai rivenditori, o dalle case automobilistiche stesse, sul modello di ciò che sta avvenendo negli USA. Oltre oceano, infatti, il mercato delle auto sta piano piano muovendo i primi passi grazie alla vendita di vetture senza la necessità di anticipo e con finanziamenti bloccati per 12 mesi.

Questo ovviamente non produrrebbe una liquidità immediata ma permetterebbe di smaltire le auto in pronta consegna e far ripartire la produzione nelle fabbriche.

Vedremo se il mercato italiano prenderà in considerazione anche questa tipologia di vendita.

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