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il futuro del media entertainment: dai big data alla blockchain

Media entertainment
Contenuto curato da Massimo Chioni

Anche il settore media entertainment sta risentendo in modo positivo dell'impatto delle nuove tecnologie che hanno contraddistinto gli ultimi anni: non solo la big data analytics, ampiamente sfruttata da un colosso come Netflix, ma anche la blockchain e l'intelligenza artificiale hanno avuto un ruolo di primo piano, pur a livelli di maturità differenti, nel comparto in questione. I loro effetti si sono riverberati tanto sui processi produttivi messi in atto dalle industrie creative quanto sugli stessi prodotti, sia che si tratti di canzoni, sia che si tratti di libri. La digitalizzazione che ha interessato la società in maniera quasi pervasiva è, dunque, ben evidente nel campo dei mezzi di comunicazione e dell'intrattenimento, che - anzi - a ben guardare è stato addirittura uno dei primi a essere sconvolti dalle attività degli utenti "digitalizzati".

La fruizione dei contenuti

La fruizione dei contenuti, in effetti, è sempre più digitale, e in molti casi la transizione è stata decisamente veloce. Il settore, per altro, comprende numerosi aspetti, dalla musica alla televisione, dalla stampa all'editoria: come si può facilmente capire, si tratta di ambiti anche molto differenti tra loro, ognuno dei quali ha dinamiche peculiari che finiscono per sovrastare gli innegabili elementi in comune. Quali sono, allora, gli strumenti tecnologici che allo stato attuale i produttori e gli editori dovrebbero possedere per diventare protagonisti della rivoluzione?

I big data

La madre di tutte le strategie editoriali può essere considerata a buon diritto la big data analytics, se è vero che i dati sono i punti di partenza di ogni piano, a prescindere dal campo in cui si è attivi. I dati in sé, però, non sono sufficienti se non si dispone della capacità di analizzarli in modo appropriato, e ormai diversi studi hanno evidenziato che il ricorso a tecnologie di big data analytics è imprescindibile per la nascita e l'evoluzione di modelli di business inediti. Ciò è vero anche in contesti tradizionali che, in apparenza, non dovrebbero essere coinvolti, come per esempio i prodotti cartacei.

Profilare gli utenti

Niente di nuovo sotto il sole, sia chiaro: la necessità di profilare gli utenti e imparare a conoscerli non costituisce certo una sorpresa, essendo trasversale praticamente alla globalità dei settori merceologici. Nel caso delle filiere totalmente digitali, è possibile massimizzare i risultati che si ottengono sfruttando i big data: i prodotti, infatti, vengono acquistati nello stesso task. L'efficacia può essere alta anche nel caso in cui la digitalizzazione coinvolga il processo di produzione e quello di distribuzione, pur riguardando un prodotto fisico: sono ormai numerosi, infatti, i consumatori che scelgono di informarsi su Internet prima di comprare in negozio.

Quali analytics adottare?

Entrando nel dettaglio delle tipologie di analytics che dovrebbero essere impiegate, sono piuttosto apprezzate le disruptive analytics, che consentono di capire non solo la situazione del momento ma anche quella precedente: in questo modo nelle decisioni contingenti si può usufruire di un valido supporto per la direzione editoriale. Le predictive analytics, invece, servono a intuire che cosa potrebbe succedere in futuro, e quindi permettono di delineare una strategia sul medio termine. Non sono molto diffuse, infine, le automated analytics e le prescriptive analytics: le prime implementano le azioni che vengono proposte in funzione dei risultati delle analisi, mentre le seconde suggeriscono ai decision maker le azioni da compiere.

La blockchain

Nel mondo dei media e dell'intrattenimento, la blockchain può essere adottata per garantire la proprietà intellettuale: l'impatto nei confronti delle industrie creative, pertanto, può rivelarsi molto importante. Il ricorso agli smart contract, per esempio, può supportare gli artisti che hanno la necessità di gestire i propri diritti digitali, facendo in modo che le quote di ricavo siano allocate ai contributori dei processi creativi. Non si può escludere l'ipotesi di royalties concepite per risultare più inclusive, e quindi per assicurare condizioni migliori ai compositori, ai parolieri e ai musicisti. Un'altra urgenza da non sottovalutare è quella relativa a transazioni P2P più trasparenti. Con la blockchain, tutte le transazioni possono essere convalidate in modo che chiunque abbia avuto accesso a un lavoro sia tracciato. La catena dei blocchi garantisce la massima trasparenza a proposito dei proprietari dei materiali creativi.

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