La competizione industriale si basa sulla differente definizione tra bene materiale ed immateriale.
Un bene materiale è per definizione un oggetto unico. Significa che uno specifico esemplare di un dato bene, anche quando realizzato in serie, può appartenere ad una ed una sola persona. Qualcuno potrebbe averne un altro esemplare uguale in tutto e per tutto ma, ogni singolo esemplare può appartenere ad una sola persona. L'informazione, invece, è un bene immateriale e, come tale, potrebbe essere nella disponibilità di più persone contemporaneamente attraverso copie o trasferimenti.
Trattandosi di un “bene”, anche quello immateriale può essere oggetto di business purché si riesca a limitarne la riproduzione. Per ottenere questo risultato si utilizzano metodi che ne gestiscano e limitino la fruizione da parte degli utenti. Così, un ebook reso disponibile in un qualsiasi store online può essere scaricato solo da chi ha soddisfatto le condizione di acquisto e non chi non l'ha fatto, oppure un servizio media entertainment di streaming online permette la visione di un film a molti utenti paganti contemporaneamente ma, ogni singolo account può usufruire della visione con un solo utente per volta. Il mercato dei beni materiali funziona in modo assai diverso in quanto, come spiegato sopra, un singolo esemplare di un libro o di un DVD può appartenere solo ad una persona per volta.
Nell'industria 4.0, i beni immateriali vanno acquisendo sempre più valore sotto forma di “servizi”. Nulla di strano, quindi, che la possibilità di accedere al bene immateriale venga ormai gestita attraverso specifici sistemi di gestione detti “gatekeeper” che verificano il dritto all'accesso al bene immateriale, definendone il valore. L'inevitabile conseguenza è che si sta progressivamente andando verso la concentrazione di beni immateriali e dei servizi relativi e la nascita di alcuni monopoli, concentrando il potere di distribuzione nelle mani di pochi soggetti.
Indice
Come contrastare i monopoli attraverso la tecnologia
Negli ultimi anni, ha riscosso sempre più interesse la blockchain, una tecnologia che siamo abituati ad associare alle valute virtuali, ad esempio il Bitcoin, ma questa tecnologia, grazie alla sue caratteristiche, si presta anche ad altri usi. Sostanzialmente, la blockchain è un registro che, attraverso un'ampia distribuzione nella rete tramite appositi server in grado di gestire specifici protocolli crittografici di sicurezza, può assicurare l'univocità e la validità delle informazioni registrate. In definitiva rende unico ogni singolo bene immateriale associandogli tutte le transazioni a lui collegate.
La blockchain, quindi, decentralizza il valore distribuendolo tra tutti i soggetti partecipanti alla filiera. In un sistema come quello italiano in cui partecipano al mercato una enorme quantità di piccole e medie imprese si tratta di una modalità operativa ideale per permettere a tutti i soggetti di essere competitivi sul mercato evitando concentrazioni di potere nelle mani di pochi.
L'introduzione della blockchain nelle filiere operative permetterebbe un aumento della sicurezza delle transazioni e della riservatezza dei dati sensibili e, cosa non da poco, incrementerebbe la velocità dei sistemi di verifica riducendo i rischi di perdita delle informazioni ed i costi di gestione degli scambi tra le parti. Competitività e produttività del sistema ne trarrebbero un enorme giovamento nel mercato globale.
Per raggiungere un risultato qualitativamente alto che aumenti l'efficienza del sistema sarebbero, però, necessarie regole condivise per le comunicazioni che sostengano l'interoperabilità nelle filiere.
Blockchain e Industry 4.0
Lo sviluppo della blockchain ha permesso lo sviluppo di modi innovativi per utilizzare i registri distribuiti e condivisi permessi da questa tecnologia: gestione di metodologie specifiche per le transazioni, dei diritti di proprietà, la marcatura di strumenti finanziari e la nascita di organizzazioni basate su software. Come ogni nuova tecnologia, anche la blockchain vedrà ampliare la sua base di utilizzo man mano che prenderà piede con l'applicazione a sempre nuove realtà. Questo permetterà alle imprese di ritagliarsi il proprio business e proteggerlo in ogni settore di mercato.
Grazie alla blockchain, si potrà monitorare in tempo reale tutta la filiera di produzione e distribuzione aprendo interessanti prospettive per il lavoro e l'ottimizzazione dell'utilizzo delle risorse naturali.
Gli “Smart Contracts”
I registri distribuiti creati dalla blockchain permettono la creazione dei cosiddetti “ Smart Contracts”.
Queste forme di contratto permettono di concludere automaticamente i contratti quando la prestazione/produzione risulti completata e consegnata, semplificando le relazioni giuridiche tra i soggetti e generando importanti vantaggi per la trasparenza e la qualità della filiera produttiva. La trasparenza assicurata dai registri condivisi andrà a tutto vantaggio di lavoratori e consumatori.
La blockchain come garanzia della rappresentanza politica
La blockchain, permettendo un'assoluta trasparenza e sicurezza di ogni tipo di transazione, oltre che nell'economia circolare potrà essere applicata alla cosiddetta “democrazia partecipativa”. Gli stessi meccanismi di trasparenza che garantiscono la filiera produttiva da delegittimazioni e imbrogli potrà gestire in assoluta sicurezza i sistemi di voto democratico, rendendolo certo e al sicuro dai brogli.
Nell'economia circolare, la blockchain può essere utilizzata per convalidare l'intero processo dalla raccolta alla produzione, certificando che tutte le procedure previste siano state seguite correttamente. Nell'esercizio della democrazia partecipata la blockchain garantirà che tutta la procedura di voto e di conteggio delle preferenze espresse dagli elettori sia seguita pedissequamente, secondo le regole di sicurezza e trasparenza predefinite.
La Blockchain nel mondo del lavoro
Questa innovativa tecnologia potrà diventare una nuova infrastruttura per attivare le relazioni economico-sociali. Si possono eseguire compravendite, perfezionare accordi e validare le relazioni economiche, ma anche i rapporti professionali, la validazione della produzione senza ulteriori certificazioni. Le schede informative con tutti i dati tecnici dei materiali, con tutto il processo di localizzazione dell'origine e di tracciabilità, conservate nei registri distribuiti e condivisi, permetteranno al consumatore di valutare la qualità dei prodotti.
Anche i lavoratori trarranno vantaggio dall'applicazione della blockchain: tutte le informazioni relative ad ogni tipo di lavoro saranno notarizzate e quindi dati come la fatica, la serialità, l’usura del lavoro saranno incontestabilmente noti permettendo una maggiore protezione del lavoratore.
La blockchain in Italia
In tutto il mondo la tecnologia della blockchain sta rivoluzionando l'operatività digitale. L'uso di questa tecnologia è ormai stato introdotto in ambiti come la finanza, dove si utilizza, ad esempio, per la gestione di pagamenti e finanziamenti, nel settore delle assicurazioni, nella logistica per tracciare le merci dalla partenza all'arrivo, per l'identificazione di clienti e fornitori. Come abbiamo visto, si usa anche per tracciare e certificare le filiere industriali e quindi per la tutela del marchio.
Anche in Italia sta emergendo un crescente interesse per questa tecnologia. Ad esempio, Enel ha avviato il progetto Enerchain, lanciato con altre energy utilities europee, per la gestione dello scambio P2P dell'energia.
Nel campo della messaggistica, Banca Intesa San Paolo ha introdotto un servizio chiamato Eternity Wall per scrivere messaggi incensurabili ed eterni sulla blockchain attraverso un'interfaccia utente molto user friendly.
Una ricerca dell'Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger del Politecnico di Milano, sostiene che in Italia le sperimentazioni avviate o in fase di “Proof of concept”, nel 2017 sono cresciute del 73% rispetto all'anno prima.
Vantaggi offerti dalla blockchain?
Insomma, quali sono i vantaggi che ci offre questa tecnologia? Come abbiamo visto, la certificazione della filiera registrata e distribuita garantisce la massima trasparenza sulla qualità dei prodotti: pensate a quante forme di imitazioni o contraffazioni ci sono nel settore del food per il made in Italy. La blockchain darebbe un valore aggiunto alle produzioni italiane se la loro origine fosse garantita, tracciata e sicura.
Nell'Internet of Value la blockchain ci permette di trasferire il valore e programamre gli scambi in completa sicurezza.
L'utilizzo della blockchain può offrire alti livelli di trasparenza e standard competitivi e vantaggiosi per consumatori ed imprese.
Per essere realmente competitivi sarà, però, necessario anticipare gli altri paesi, altrimenti non parteciperemo all'impostazione dei nuovi standard.
Per concludere, la blockchain è una nuova possibilità a nostra disposizione. Non dovrà necessariamente essere utilizzata in ogni ambito ma potrà contribuire in maniera determinante alla risoluzione di parecchi problemi anche se, inevitabilmente, introdurrà nuove sfide soprattutto sotto l'aspetto legale, fiscale e della governance.
La blockchain, correttamente utilizzata, permetterà maggiore e migliore produttività, ottimizzazione delle spese, l'inserimento in nuovi business con la possibilità di essere competitivi e molto altro, l'unico limite è la fantasia e la voglia di fare.
La tecnologia è ormai arrivata ad un punto che grandi cambiamenti saranno inevitabili, in ogni campo. I colossi del Web stanno investendo molto in questa tecnologia, la Google Blockchain è già realtà anche se non se ne conosce i dettagli, ma anche Facebook, Amazon, Ibm e Microsoft stanno muovendo le loro pedine. Ad attirare l'attenzione sono anche le piccole startup che dotate di fantasia e competività stanno addirittura tentando di infrangere le leggi della natura, basti fare riferimento all'applicazione della blockchain nell'intelligenza artificiale.
blockchain: leggende da sfatare
Da qualche tempo, sembra che la blockchain possa essere considerata il rimedio a tutti i mali nel mondo della tecnologia, soprattutto quando si parla di sicurezza e protezione dei dati. C'è chi, per esempio, vi fa riferimento ritenendola la definitiva soluzione per l'Internet delle Cose, ma anche per impedire attacchi DDoS di rilievo. La sua applicazione al settore delle criptovalute, inoltre, induce più di qualche addetto ai lavori a pensare alla catena dei blocchi come al futuro dell'economia, tale da consentire lo scambio di capitali in condizioni di massima sicurezza. Ciò vuol dire che per il futuro è lecito attendersi unicamente buone notizie?
Il rovescio della medaglia
La risposta a tale interrogativo, purtroppo, è negativa: esistono, infatti, diversi aspetti della blockchain che sono fonte di inquietudine per gli esperti del settore e che impediscono di dormire sonni tranquilli. Chi conosce l'evoluzione subita da tale tecnologia nel corso degli ultimi dieci anni non teme solo che i bitcoin costituiscano una nuova bolla finanziaria, ma ha paura dell'aura di onnipotenza che ultimamente è sorta attorno alla blockchain. Il successo è stato raggiunto in tempi sin troppo rapidi, a causa di un'ascesa altrettanto veloce che ha portato con sé la diffusione di leggende da sfatare sulla tecnologia e sulle criptovalute. Ecco perché vale la pena di fare il punto su luoghi comuni che rischiano di provocare confusione tra i meno esperti.
La blockchain non è un sistema di calcolo distribuito efficiente
A differenza di quel che si è comunemente indotti a pensare, la blockchain non è un sistema di calcolo distribuito efficiente. La convinzione errata deriva dalla constatazione relativa al funzionamento di questa tecnologia, che si basa sulla sua auto-distribuzione tra i vari nodi che fanno parte della rete. Se è vero che la blockchain per questioni di sicurezza è distribuita totalmente tra i vari nodi che concorrono alla sua formazione, è altrettanto vero che i computer che fanno parte della medesima catena di blocchi riproducono le stesse operazioni. Ciò vuol dire che il sistema è davvero sicuro, ma al tempo stesso molto poco efficiente, proprio perché le stesse operazioni vengono replicate per milioni e milioni di volte, in base al numero di nodi che costituiscono la catena. Questo avviene, per esempio, nel momento in cui viene integrato un blocco nuovo: in tale circostanze le stesse transazioni vengono verificate da tutti i nodi che fanno riferimento alle stesse regole.
La blockchain non è infinita
Il mito secondo il quale la blockchain è in grado di registrare tutti i cambiamenti e tutte le modifiche ed è infinita potrebbe essere vero unicamente in un mondo di petabyte, terabyte e gigabyte a loro volta infiniti: in una situazione di questo tipo, sarebbe possibile archiviare tutto senza limiti e senza vincoli. Purtroppo non è così, e la blockchain è destinata a vedere crescere in modo esponenziale le proprie dimensioni a mano a mano che aumentano le transazioni e che si moltiplicano le registrazioni nei blocchi della catena. Anche per i bitcoin è accaduto così: a mano a mano che il loro successo aumentava, e che gli scambi valutari crescevano, la tecnologia della blockchain ha oltrepassato i 200 giga. Ovviamente tali giga devono essere ospitati da qualche parte: in questo caso, sul disco rigido dei computer da cui i bitcoin sono generati. Ecco perché la comunità è stata animata da un importante dibattito che ha portato alla separazione della catena in due: coloro che hanno scelto di privilegiare la blockchain nuova non hanno mantenuto niente di quello che era stato registrato in precedenza.
La crescita dei bitcoin
Non si deve commettere lo sbaglio di pensare che la blockchain sia stata concepita apposta per i bitcoin: essa, invece, è semplicemente il risultato della fusione di diverse tecnologie informatiche e di vari pezzi che c'erano già prima. Tali elementi sono stati poi aggregati da Satoshi Nakamoto, chiunque esso sia. Al momento, la rete bitcoin ha la capacità di processare non più di sette transazioni in un secondo: esse, poi, vengono registrate una volta ogni dieci minuti dentro la blockchain, in blocco. Il sistema, come appare evidente, non è per nulla veloce, soprattutto se si tiene conto della quantità di persone che usufruiscono della moneta virtuale non solo per i pagamenti online ma anche come forma di veri e propri investimenti. Si tratta di una limitazione che non può essere sottovalutata, per colpa della quale la rete bitcoin non riesce a crescere in parallelo al successo che ha raggiunto: una sorta di barriera contro la sua potenziale espansione.
La sicurezza della blockchain
Un altro dei falsi miti relativi alla blockchain ha a che fare con i livelli di sicurezza che essa è in grado di garantire per le operazioni e per le transazioni che vengono registrate. Come si è visto, la distribuzione di tutta la catena tra i nodi può essere ritenuta una specie di assicurazione rispetto all'affidabilità delle transazioni che vengono riportate nei blocchi. Infatti, un blocco nuovo non può entrare a far parte della catena se prima non viene analizzato dagli altri, che lo devono certificare in funzione di standard decisamente restrittivi. La veridicità di tale situazione si scontra con la realtà, però: insomma, il procedimento appena descritto si verifica solo se la blockchain è ben distribuita e frammentata. Se, tuttavia, un utente solo fosse in grado di tenere sotto controllo almeno il 51% della complessiva potenza di calcolo che viene impiegata per generare i bitcoin, ci sarebbero le condizioni per un majority attack, che in linea teorica consentirebbe la trascrizione di un blocco con informazioni false. Ecco spiegato il motivo per il quale si può considerare sicura la blockchain solo se essa viene monitorata da molti utenti.
La distribuzione paritaria della blockchain
La gestione della blockchain non è decentralizzata come la sua distribuzione paritaria potrebbe far immaginare. In effetti, un'attività di mining che viene svolta in solitaria sarà sempre meno redditizia rispetto a quella effettuata da più miner che si mettono insieme. Non è rara la comparsa di cartelli di miner, riusciti a gestire addirittura il 15% della complessiva potenza di calcolo che serve per creare i bitcoin. L'80% della potenza è gestita da utenti cinesi; ciò dovrebbe indurre a riflessioni di carattere non solo tecnologico, ma anche politico.