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Come usare i social per il tuo benessere psicofisico

Social Media
Contenuto curato da Anna Fata

7 Strategie per vivere serenamente nei social

di Anna Fata

Volenti o nolenti, oggi i Social Network e i sistemi di messaggeria istantanea popolano la nostra esistenza. Chi più, chi meno, per la maggior parte di noi rappresentano una necessità, una abitudine, un vizio, un bisogno pressoché quotidiano.

Come ogni oggetto, strumento, servizio, situazione, in sé e per sé è neutro: non è né bene né male, non è cattivo né buono, giusto né ingiusto. Dipende dall’utilizzo che ne facciamo e anche su questo fronte esiste un ampio margine di discrezionalità soggettiva e circostanziata a seconda delle situazioni e del momento di vita.

I social fanno bene o male?

Esistono numerose ricerche psicologiche che in parte sono a favore dei benefici che social e messaggistica apportano nelle nostre esistenze ed altre, invece, che sottolineano gli svantaggi, i limiti, i rischi psicofisici a cui ci possono esporre. Sembra che per certi versi possano aprire le porte a vere e proprie patologie, in primis le dipendenze, oppure aggravare quelle pregresse ad esempio forme epilettiche o psicotiche.

Effettuare ricerche che hanno come oggetto i social può essere molto difficile, da un lato perché non sempre i campioni sono rappresentativi o adeguatamente confrontabili con i gruppi di controllo, dall’altro perché le variabili concomitanti che potrebbero spiegare determinati sintomi non sempre riescono ad essere tutte evidenziate e neutralizzate. Da ciò ne deriva che i risultati delle ricerche, a volte, sono in netto contrasto tra loro.

Se è vero, ad esempio, che i social, come era nelle intenzioni dei primi creatori, hanno contribuito a migliorare, approfondire e ampliare le relazioni, anche a persone che magari erano poco socievoli, con dei limiti fisici o psichici, o isolati geograficamente, d’altro canto, all’opposto possono in alcuni casi avere contributo al rischio di renderle molto superficiali, eccessivamente carenti di aspetti comunicativi legati alla comunicazione corporea, rendendoli idealizzati, aleatori, inconsistenti.

I social, inoltre, comportano anche la possibilità di forte egocentrismo, di sovraesposizione, di creazione di personaggi che rappresentano solo una parte, in genere la migliore, della propria personalità. Per chi attua questo meccanismo alla lunga può diventare usurante sostenere questo ritmo e dare vita ad una forma di svuotamento e stanchezza profonda. Per chi osserva, e non si sente le risorse di fare altrettanto, può sviluppare un calo dell’autostima, autosvalutazione, depressione.

Bullismo, solitudine, isolamento, segregazione sociale sono alcune delle numerose conseguenze a cui le persone più fragili possono essere esposte.

7 Strategie per vivere serenamente nei social

Nonostante i rischi e le difficoltà che a volte possono sorgere, un uso appropriato, sano e costruttivo dei social e della messaggistica, però, volendo è sempre possibile apprenderlo.

Senza la pretesa di essere esaustivi, a seguire 7 strategie utili per vivere bene nei social e con i social:

1. Avere uno scopo

Spesso una delle motivazioni più ricorrenti che ci induce a scorrere la bacheca dei social è la noia. Curiosità, desiderio di restare informati, paura di restare indietro, di perdersi importanti occasioni, desiderio di condividere, intrattenersi, confrontarsi, essere apprezzati sono alcune delle numerosissime altre motivazioni.

Se non vi è uno scopo ben preciso, un obiettivo ben definito da raggiungere e ancora più un limite di tempo si possono aprire le porte ad un peggioramento dell’umore, dal semplice calo emotivo, alla lunga, ad una vera e propria depressione. Inoltre, abbassamento dell’autostima a causa del confronto sociale imperante, sensazione che tutti siano più belli, ricchi, felici rispetto a noi, senso di vuoto, di solitudine, di esclusione possono andare di pari passo.

Quando ci si pone uno scopo ben preciso e si agisce concretamente nel suo perseguimento, invece, le cose possono cambiare. Ad esempio, se ci si collega ai social per ravvivare le proprie amicizie o per coltivarne di nuove potrebbe essere opportuno stabilire in che modo, concretamente, lo si farà. Ci si potrebbe creare un elenco scritto di azioni da compiere quando si è online, quali persone contattare, come, quando.

Avere degli obiettivi concreti aiuta a rendere più produttivo e concreto il tempo e l’energia che si investono online e a sconfiggere la dispersività che a volte può sorgere.

2. Attenzione al tempo che scorre

E’ noto che quando si è online, in generale nel Web e non solo nei Social, la percezione del tempo tende a sfumare. Non ci si rende conto del tempo che scorre, che in genere svanisce in modo più rapido rispetto alle nostre percezioni, a causa delle innumerevoli stimolazioni che ci sono online, del maggiore lavorio mentale ed emozionale e della minore connessione col corpo.

Per tale motivo, specie di fronte ai Social, si crea un legame di dipendenza che stimola la produzione di endorfine e dopamina che ci tengono legati a tali contesti più di quanto ci rendiamo conto e di cui magari avevamo in programma.

Per evitare che accada questo potrebbe essere opportuno impostare una piccola sveglia sullo smartphone o sul computer che contribuisca a ricordarci lo scorrere del tempo e che magari faccia saltare la connessione quando, a priori, definiamo un limite alla consultazione.

E’ bene ricordare, infatti, che il tempo trascorso online è anche quello stesso che si potrebbe investire in altre attività piacevoli, utili o prioritarie che potrebbero, tra l’altro, anche consentirci di raggiungere i medesimi fini per i quali abbiamo adottato l’uso dei Social, magari anche con maggiore praticità, soddisfazione e spirito costruttivo.

3. Quello che appare non è tutto ciò che è

Talvolta siamo talmente immersi nei Social che, anche se una parte di noi si rende conto che quella è solo una parte dell’intera realtà e, anzi, di essa stessa una rappresentazione, grazie anche a tecniche di storytelling e meccanismi di neuropsicologia, finiamo tutto sommato col credere alla sua totale verità.

Ne deriva un’immagine parzialmente fantasticata della realtà e soprattutto delle esistenze altrui con cui si fanno costantemente i conti, salvo poi rendersi conto di non esserne del tutto all’altezza, nonostante gli sforzi.

Queste convinzioni possono comportare notevole frustrazione, aggressività, invidia, disistima, rabbia, demoralizzazione, ansia da prestazione e molto altro che contribuiscono a inquinare il nostro benessere psicofisico.

Come se non bastasse rispetto alle intenzioni deliberate di chi pubblica i contenuti si aggiungono anche gli algoritmi delle piattaforme che tendono a mostrare solo alcuni contenuti a discapito di altri. Anche se in parte si possono adattare ai propri interessi, in realtà online siamo ben lontani dal poter controllare veramente ciò che ci appare.

Avere la consapevolezza di questo, oltre che agire concretamente per impostare deliberatamente le proprie preferenze, ci può aiutare a rendere più sana e costruttiva per il nostro benessere la permanenza in tali luoghi virtuali.

4. Scegliere con oculatezza le proprie connessioni

Direttamente collegata alla strategia precedente è quella di scegliere con chi connettersi, sia quando formuliamo una richiesta, sia quando ci arriva un invito, che possiamo accettare o meno.

I contatti che abbiamo, con i contenuti che pubblicano, le preferenze che dichiarano, influenzano inevitabilmente l’aspetto di quello che a nostra volta vediamo quando ci colleghiamo.

Le discussioni, pubblicate e private, che intratteniamo con tali persone rafforzano ulteriormente tale modalità, visiva, cognitiva e soprattutto emotiva. Ciò che vediamo e leggiamo online inevitabilmente ci condiziona e noi stessi contribuiamo a condizionarlo.

Al di là della diplomazia, dei possibili rapporti di cortesia o di comodo, ricordarsi di essere liberi di decidere se e con chi connetterci ci offre una ulteriore possibilità di scelta dei contenuti.

5. Sviluppare il vero senso di comunità

Avere dei contatti online, impegnarsi a coltivarli, il solo fatto di collegarsi a dei Social non comporta necessariamente che si possa sviluppare automaticamente il senso di comunità e di appartenenza.

Una comunità, per definizione, è un insieme di persone unite tra di loro da rapporti sociali, linguistici e morali, vincoli organizzativi, interessi e consuetudini comuni.

Etimologicamente il temine comunità rimanda a “comune”, che implica l’obbligo di partecipazione col beneficio di poter ottenere qualcosa in cambio. Da ciò ne deriva che, dal modo in cui molti di noi vivono e si muovono nei Social, questo scambio di dare-avere, obbligo-beneficio, comunione di vincoli e interessi non necessariamente sussiste.

Registrarsi ad un Social, offrire qualche contributo più o meno assiduo, in varie forme e modi, quindi, non crea automaticamente una comunità e il relativo senso di appartenenza.

Se si vuole veramente creare una comunità, tramite l’adesione ad un Social, sarebbe opportuno avere e perseguire una strategia ben precisa, orientata, sistematica.

6. Attenzione alla dipendenza

Il Web, i Social, la messaggistica istantanea sono servizi e strumenti di cui ci possiamo avvalere in modo costruttivo e produttivo, oppure superficiale, improduttivo, distruttivo. Sta a noi, con la nostra consapevolezza e libertà di scegliere, decidere come comportarci.

Questo servizi e strumenti, per loro caratteristiche intrinseche, possono scatenare in noi, soprattutto in chi è maggiormente predisposto, vere e proprie reazioni di dipendenza, a volte anche molto serie e severe da cui non sempre si riesce ad uscirne da soli, ma esclusivamente con l’aiuto di un professionista.

Questo accade perché, come in ogni dipendenza, vi è sempre una componente biochimica, maggiore o minore a seconda, ed una comportamentale. Nello specifico, l’innalzamento dei livelli di alcune sostanze che generano piacere e gratificazione, come la dopamina e le endorfine, contribuisce a cementificare questo legame.

A ciò si uniscono schemi, consuetudini, abitudini - che quando diventano una routine familiare che rassicura, gratifica, intrattiene, consola, o altro, a seconda dei desideri e bisogni specifici che possono essere soddisfatti in ciascuno di noi – possono diventare molto difficili da scardinare.

E’ possibile, però, col tempo, la perseveranza e la pazienza, da soli, o con un sostegno professionale, superare le dipendenze, con strategie specifiche di decondizionamento e contemporaneamente di ricerca delle ragioni profonde che ci indirizzano verso comportamenti e abitudini non sempre costruttive.

7. Rispettare i canoni di sicurezza

Molto si è discusso in questi ultimi anni, e probabilmente ancora di più si farà in futuro, a proposito di sicurezza d’uso delle nuove tecnologie, del Web, dei Social, della messaggistica istantanea, in particolare relativamente alla privacy e alla sicurezza dei dati forniti.

Non si tratta, infatti, solo di quello che rendiamo pubblico sulle nostre bacheche che può comportare delle conseguenze per noi e, se citate, anche di altre persone, ma anche di quello che pensiamo che resti privato e gelosamente custodito da tali sistemi, ma magari non sempre resta tale.

Scegliere con consapevolezza e responsabilità quali dati sensibili e informazioni personali inserire e/o condividere nel Web può rappresentare una ottima strategia per cautelare noi stessi, le persone care, specie i minorenni, ed evitare di incorrere in spiacevoli conseguenze.

Furti di dati, di identità, cyberbullismo, revenge porn, stalking, ad esempio, sono solo alcune delle conseguenze di cui più di frequente sentiamo parlare nei resoconti di cronaca. Prevenire, volendo, almeno in parte è possibile, tramite un uso più oculato e prudente di questi strumenti.

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