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La figura professionale del debunker: come combattere fake news e disinformazione

Debunker
Contenuto curato da Massimo Chioni

Al giorno d’oggi si sente parlare sempre più spesso di debunker. Ma chi sono queste figure e di che cosa si occupano di preciso? La parola proviene dal termine in lingua inglese “bunk”, che in realtà è tipico di un linguaggio informale, e vuol dire più o meno “fesseria”. Il debunking, dunque, può essere considerato come l’atto attraverso il quale vengono messe in evidenza la falsificazione e la mistificazione insite in un certo argomento. Ecco perché a volte in italiano chi combatte le notizie false e opera per contrastare la disinformazione viene definito un demistificatore, a prescindere dal fatto che operi per semplice vocazione o per lavoro.

Debunk: un termine antico

A ben vedere, è da quasi un secolo che si parla di “debunk”: la prima ricorrenza di questa parola secondo l’accezione con la quale la usiamo oggi si fa risalire agli anni Venti del secolo scorso. A impiegare il termine fu William Woodward, giornalista e scrittore statunitense. Va detto che in un primo momento gli sforzi di debunking si sono focalizzati in modo particolare nei confronti dell’informazione di carattere scientifico. Una motivazione riguarda le difficoltà di comunicare le tematiche di questo campo in un modo che potesse essere compreso con facilità dal grande pubblico e attirare la sua attenzione ma evitando errori macroscopici. D’altro canto, sono – ed erano anche in passato – tanti gli ambiti scientifici in cui proliferano le pseudoteorie.

Il debunking nel settore scientifico

Ecco, quindi, che i debunker si danno da fare per smentire, per esempio, miracoli di vario genere, fenomeni di carattere paranormale, avvistamenti di alieni, e così via. Una particolare categoria è quella dei complotti, che negli ultimi decenni si sono moltiplicati: lo sbarco sulla Luna, l’omicidio di John Fitzgerald Kennedy, gli attentati a New York dell’11 settembre e molti altri eventi hanno lasciato spazio a teorie complottiste che, per contrasto, hanno chiamato in causa i cacciatori di bufale. Ad ogni modo, non esiste settore in cui non ci si possa cimentare nel debunking: delle pubblicazioni di carattere scientifico si è già detto, ma vale la pena di menzionare anche la politica e la comunicazione aziendale. Nei confronti tra chi si candida a diventare presidente degli Stati Uniti, per esempio, è prevista la presenza di debunker che in tempo reale verificano le dichiarazioni dei politici.

Il rapporto tra giornalismo e debunking

Il ruolo dei debunker assume una rilevanza sempre maggiore in un contesto per certi versi confusionario come quello attuale, con un’infosfera in cui si moltiplicano, quasi senza soluzione di continuità, soggetti che producono notizie di ogni genere, spesso senza averne titolo. È per questo che nel settore dell’informazione ci si affida a debunker professionisti, coinvolti nel caso in cui il fact checking preventivo non abbia garantito gli esiti sperati. In pratica, i giornalisti dovrebbero verificare le notizie prima di diffonderle e di pubblicarle, ma se questo non avviene, o se comunque qualcosa va storto in questo senso, si chiamano in causa i debunker, quando ormai le cosiddette fake news hanno iniziato a circolare. Tante redazioni, in modo particolare nel mondo anglofono, hanno avviato delle effettive collaborazioni con i debunker così da proporre ai lettori prodotti caratterizzati dai più alti standard di affidabilità e qualità.

Come agisce un debunker

Fare attivismo digitale comunque non è sufficiente per smentire delle informazioni controverse o delle vere e proprie bufale, ma questo non vuol dire sminuire la funzione delle community nate dal basso, che in molti casi hanno avuto un ruolo importante nel verificare o smontare le notizie. Ad ogni modo, non si può prescindere da uno specialista che sia in possesso di competenze tecniche approfondite sul tema oggetto di trattazione, e al tempo stesso delle classiche soft skill che aiutino a destreggiarsi nell’ecosistema informativo moderno.

Le doti richieste ai professionisti del debunking

Un professionista del debunking deve essere consapevole, tra l’altro, di come si possono identificare i deep fake e saper maneggiare tutti i più importanti strumenti a disposizione per il fact checking. Per coloro che operano in questo campo, è non di rado importante basarsi sul principio del “follow the money”: vuol dire, in sostanza, essere consapevoli degli assetti delle imprese editoriali per sapere chi le possiede e quali interessi economici ne scaturiscono. Anche così si riesce a capire perché una notizia è stata diffusa e confezionata in un certo modo piuttosto che in un altro.

Il debunking funziona sempre?

Ovviamente non è detto che il debunking funzioni nel 100% dei casi in cui vi si ricorre, anche perché molto dipende da un lato dal soggetto che si dedica a questa attività e dall’altro lato al contesto in cui ci si trova a operare. Sarebbe auspicabile che i debunker fossero soggetti accreditati nel settore di riferimento, e quindi godessero di una reputazione ottima. È complicato, inoltre, agire sui social network, in quanto in questi ambienti emergono dinamiche di polarizzazione molto forte, a maggior ragione nel caso di notizie ritenute controverse.

Debunking al Web Marketing Festival 2021

Di tutti questi argomenti si dibatterà in occasione del WMF 2021, che come sempre avrà come fulcro la formazione. Saranno più di 60, infatti, le sale in programma al Web Marketing Festival di quest’anno dedicate alle tematiche del web marketing e dell’innovazione, con il doppio formato previsto per l’Area Expo, sia online che a Rimini, che sarà impreziosito dalla presenza di oltre 600 tra ospiti e speaker di livello internazionale. Con il passare del tempo il Festival è stato al centro di una notevole evoluzione, basata sui cambiamenti della società e del mercato: anche per questo si è ispirato ai suggerimenti e alle idee di tutti coloro che hanno contribuito a costruirlo anno dopo anno. Il Web Marketing Festival 2021 è in programma il 24, il 25 e il 26 giugno, sia sul web che a Rimini: una tre giorni da non perdere nel corso della quale verrà esaminato il mondo dell’innovazione con più di 80 eventi in programma tra networking, business, cultura, arte e formazione.