Guide & formazione

Come motivarsi a lavorare e studiare a distanza

Motivarsi a lavorare a distanza
Contenuto curato da Anna Fata

6 Strategie per lavorare e studiare da remoto

di Anna Fata

Il cosiddetto telelavoro, le università telematiche esistono ormai da decine di anni. Di recente, complice anche l’emergenza sanitaria mondiale, la pandemia, il progresso tecnologico, la necessità di ottimizzare tempi e costi hanno contribuito ad accelerare ampiamente un processo già avviato da anni.

Sono in parte cambiati gli strumenti, le modalità, i tempi, le strategie – oggi si parla maggiormente di “smart working”, di “università, scuola o didattica a distanza” - ma un elemento resta costante: l’essere umano.

Anche se ogni persona può avere le sue modalità, i suoi tempi, modi, preferenze, nello studio e nel lavoro a distanza esistono dei fattori che possono facilitare tali processi, così come altri che lo possono rendere più difficoltoso.

La motivazione tende ad essere influenzata da tali elementi e a risentirne, a volte, anche pesantemente.

Cos’è la motivazione

La motivazione rappresenta l’insieme di motivi e ragioni che inducono una persona verso il perseguimento di un obiettivo. In questo senso, ogni azione senza una chiara a precisa motivazione di fondo rischia di rappresentare un fallimento.

La motivazione fornisce l’energia necessaria per agire in modo preciso, orientato, finalizzato. La motivazione può essere estrinseca (ad esempio: studiare per conseguire una buona votazione, svolgere un lavoro al meglio per avere un aumento di stipendio), oppure intrinseca (ad esempio: studiare o  lavorare per il mero piacere di farlo).

Quando la motivazione interiore è molto forte è forse la situazione ideale in cui si dispone di grande energia e forza per agire, non si dipende più di tanto dall’esterno e dalle possibili gratificazioni e riconoscimenti, si agisce per se stessi, per il proprio piacere, benessere, gratificazione, crescita personale.

Questo può risultare particolarmente evidente nello studio e nel lavoro.

Studiare e lavorare a distanza

Studiare e lavorare a distanza non sono attività indicate per tutti. Ciascuno ha la sua personalità, la sua predisposizione, le sue inclinazioni. Alcuni di noi sono fortemente portati verso la componente fisica e sociale che comportano le interazioni in presenza, altri, invece, ne vengono distratti, oppure possono risultare imbarazzati, a disagio pertanto la distanza, la mediazione di dispositivi tecnologici può aiutarli a superare questo parziale imbarazzo o distrazione.

La distanza, inoltre, può comportare in alcuni casi sincronia, con la compresenza di tutti gli attori coinvolti nel processo educativo o professionale, oppure la asincronia, lasciando maggiore margine di autonomia, indipendenza nella organizzazione dei propri modi e tempi di attività.

In ogni caso, però, la didattica e il lavoro a distanza, essendoci un relativo minor controllo sociale, interazione, scambio diretto, possono avere un effetto anche notevole sulla motivazione e sull’impegno.

Non tutti riescono facilmente ad adattarsi a questo contesto, specie se non sono predisposti sul piano di personalità e/o provengono da esperienze prevalentemente o esclusivamente in presenza.

Per tale motivo, adottare delle strategie capace di sostenere la motivazione può essere utile.

6 Strategie per lavorare e studiare a distanza

Per alimentare la motivazione nel caso dello studio o del lavoro a distanza potrebbe essere utile adottare 6 semplici strategie:

1. Creare occasioni di connessione sociale

Siamo prima di tutto esseri umani. Non dobbiamo dimenticarlo mai. Neppure e soprattutto quando interagiamo a distanza, con la mediazione di dispositivi tecnologici. In quest’ultimo caso può essere forte la tentazione di considerare l’altro come una semplice figurina su uno schermo e non una vera e propria presenza in carne ed ossa, con pensieri, emozioni, sensibilità, che semplicemente si trova dislocata in un altro ambiente.

Per ravvivare questa componente umana può essere utile creare delle occasioni per delle interazioni che non siano strettamente legate allo studio o al lavoro. Anche se magari la distanza geografica, il tempo o altri fattori possono ostacolare un incontro vis a vis, resta la possibilità di impegnarsi in attività congiunte, momenti di incontro virtuale, scambio, confronto, condivisione che possono riguardare attività, passioni, interessi comuni.

Questo può stimolare la vicinanza, la comprensione, l’accoglienza, l’empatia, il sostegno reciproco e, così facendo, anche la motivazione verso gli obiettivi didattici o professionali.

Talvolta per questo scopo possono essere utili dei piccoli gruppi, altre volte anche un semplice compagno, amico, collega. Le attività possono essere le più disparate: un the, una cena, un gioco, o anche una semplice chiacchierata.

2. Stabilire un ritmo routinario

La nostra giornata, anche se magari non ci facciamo sempre caso, è scandita da ritmi: sonno-veglia, pasti, funzioni fisiologiche. Alcuni di noi sono più abitudinari, altri un po’ meno, in ogni caso avere degli appuntamenti fissi con se stessi aiuta a portare a compimento i propri obiettivi, ivi compresi quelli di studio e lavoro. Non a caso, di solito, abbiamo orari di ingresso, uscita, svolgimento di precise attività.

C’è una struttura, in genere, dietro la vita a scuola o in ufficio. Quando siamo a casa, invece, non sempre questo accade e il rischio di disperdersi, e con esso che svanisca la motivazione, è notevole.

Avere un ritmo, delle scadenze aiuta a creare un senso di padronanza, controllo, stabilità, apparente certezza di potersi organizzare e raggiungere gli obiettivi in modo efficace ed efficiente. Stabilire orari, modi, tempi rassicura, orienta, inquadra ogni azione in una precisa finalità che incrementa la motivazione.

In questi frangenti inserire anche momenti vuoti, destrutturati è altrettanto importante per non soffocare il senso di libertà, creatività, leggerezza che potrebbero venire offuscati da un eccesso di organizzazione e di schematicità organizzativa.

3. Avvalersi delle tecnologie e degli schermi il minimo indispensabile

Anche se le nuove tecnologie possono aiutare a connettersi con gli altri, a sviluppare la socialità, a liberare il tempo che altrimenti si dedicherebbe ai trasferimenti e alle trasferte, possono comportare dei limiti. La presenza del corpo dislocata costantemente in un altrove rischia di fare perdere il senso di concretezza, di contatto con se stessi, gli altri, il mondo circostanze.

E’ noto infatti che la grande stimolazione che le nuove tecnologie e soprattutto le immagini che provengono dagli schermi possa avere un effetto ipnotico, assorbente, catalizzante che crea una accelerazione interiore, una estraneazione dal contesto spaziotemporale, una disconnessione dalle percezioni corporee e dal contatto con l’altro.

Quanto più l’ingresso in questi mondi e il contatto con questi strumenti è precoce, tanto maggiore può essere il senso di vulnerabilità ad essi. Anche la scarsa consapevolezza di quanto sta accadendo e degli effetti che nel breve, medio, lungo termine possono verificarsi può esacerbare il problema e creare vere e proprio forme di dipendenza, che alla lunga possono sfociare in derealizzazione, insonnia, ansia, agitazione, ritiro e/o fuga dalla realtà.

Questo atteggiamento comporta, tra le altre cose, come immediata conseguenza, un calo drastico della motivazione all’impegno e al perseguimento delle attività quotidiane, in primis studio e lavoro. Limitare l’uso di questi strumenti al minimo indispensabile può aiutare ad avvalersi e valorizzare gli aspetti positivi e ridurre il rischio di quelli negativi.

Anche stabilire delle pause tra una sessione di studio o lavoro e l’altra può aiutare a ristabilire il contatto con la realtà spaziotemporale circostante al fine di evitare di esserne totalmente risucchiati.

4. Coltivare spazi di autonomia

Soprattutto nello studio, ma anche nel lavoro, organizzarsi in modo autonomo è la grande risorsa che le nuove tecnologie possono offrire. Avvalersi il più possibile di questa opportunità contribuisce a conferire un senso di padronanza, controllo, stabilità interiore che nutrono altamente la motivazione.

Il senso di responsabilità di cui ci si sente investiti cresce e con esso la qualità e quantità del proprio essere produttivi e performanti.

Nel caso degli studenti, insegnanti e genitori dovrebbero stimolare il lavoro più su obiettivi e scadenze, che non su modalità precise, luoghi e tempi di esecuzione. Nel caso dei lavoratori i superiori dovrebbero evitare controlli ossessivi, ricorrenti, pressanti e lasciare spazio alla gestione autonoma dei carichi professionali, pur nel rispetto dei protocolli e delle scadenze finali.

Sentirsi investiti di responsabilità rappresenta la linfa vitale per la motivazione, per offrire il proprio meglio, per essere precisi e puntuali nelle proprie mansioni.

5. Stabilire un confine tra studio/lavoro e resto della vita

Il fatto di studiare, seguire lezioni, lavorare a casa mette a rischio la propria vita privata, che può essere in parte o in toto assorbita da queste sfere esistenziali. Ogni luogo, oggetto, strumento ci ricorda il dovere da compiere, le scadenze, i compiti da eseguire, anche quando non ne siamo direttamente coinvolti.

Ci sentiamo di dover costantemente essere disponibili, operativi, sulla cresta dell’onda. Questo senso di allerta può essere profondamente usurante, sfiancante e ledere pesantemente la motivazione. Fissare dei confini ben precisi tra vita di studio/lavoro e tutto il resto aiuta a separare sia fisicamente, sia mentalmente le sfere di attività.

Quando non si studia o non si lavora in questo modo si può essere totalmente immersi in altro e ci si può ricaricare completamente dallo sforzo compiuto. In questo modo anche la motivazione ne può trarre giovamento.

Se anche la stessa postazione di studio/lavoro viene dedicata esclusivamente a tali attività ed, eventualmente, in caso di necessità, per altri scopi, si può trasferire momentaneamente il notebook su un altro tavolo, in modo che anche psicologicamente si possa avvertire che quello che stiamo compiendo attiene al nostro tempo libero.

La stessa postazione dovrebbe essere il più possibile comoda ed ergonomica al punto non da indurci sonno o deconcentrazione, ma abbastanza da non renderci doloranti dopo un’ora di occupazione. Si tratta di stratagemmi fisici, ma con un forte impatto anche sul piano cognitivo, motivazione ed emozionale.

6. Focalizzarsi sul presente

E’ fisiologico per il funzionamento della mente essere costantemente impegnata in qualcosa. In genere i pensieri vagano continuamente tra presente e soprattutto passato e futuro. Attenzione, consapevolezza, presenza ci possono aiutare a prendere coscienza di come siamo solo raramente presenti a noi stessi, nel corpo, nella mente, nelle emozioni, qui e ora.

Questa inclinazione alla lunga induce disattenzione, deconcentrazione, dispersione e, quasi inevitabilmente, demotivazione. Tornare nel presente, nel qui ed ora, nel corpo e nella mente aiuta a rifocalizzare le energie e reindirizzarle totalmente verso ciò in cui siamo impegnati, ottimizzando al meglio le risorse.

Esistono numerosi strumenti e strategie per tornare ad essere concentrati sul presente e ad esempio la Meditazione è uno di questi. Si può apprendere e praticare a qualunque età, fin da bambini. Si può eseguire in ogni luogo e, una volta padroneggiata, anche in ogni frangente della vita quotidiana, in piedi, seduti, sdraiati, fermi, o in movimento.

La stessa attività di studio o lavoro, alla lunga, può diventare occasione di pratica meditativa con grandi benefici per il corpo e la mente.

In conclusione: motivarsi è trovare il perché

Per concludere, non esiste una unica strada valida sempre, ovunque, per tutti per coltivare la motivazione. Anche se quest’ultima è fondamentale per perseguire qualsivoglia obiettivo, ancora più nello studio e nel lavoro, e maggiormente se si compie a distanza, da remoto, con la carenza delle componenti sociali, fisiche, emozionali che la presenza può arrecare, ciascuno ha i suoi modi, tempi, strumenti per coltivarla.

La motivazione, infatti, contribuisce a fornire il perché delle nostre azioni. Le azioni senza un perché rischiano di essere estemporanee, dispersive, caotiche e alla lunga possono non portare da nessuna parte. Un agito motivato, finalizzato, determinato, invece, può contribuire a costruire grandi e importanti progetti, costruttivi per noi e per il mondo.

Imparare a motivarsi, fin da piccoli, ma anche da adulti, meglio se facendo leva su elementi interni, più che esterni garantisce quel quantum di energia che ci può aiutare nella routine quotidiana e ancora più nei momenti di sfida, di difficoltà, quando sono necessari carichi di sforzo maggiore.

Trovare il giusto equilibrio e le più appropriate strategie motivazionali è possibile per tutti noi, l’importante è mettersi alla prova e verificare cosa va meglio per noi.

Ti interessa questo argomento?

Per approfondire, leggi l’intero programma del WEB MARKETING FESTIVAL e, al suo interno, degli eventi della Sala HR e Smartworking!