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Business angels: chi sono e cosa fanno

Business angels
Contenuto curato da Massimo Chioni

I business angels sono investitori non istituzionali (noti anche come investitori informali) che decidono di affiancare una start up nel suo processo di crescita ed evoluzione, per poterne ovviamente trarre profitto nel medio lungo termine.

Come scopriremo nei prossimi paragrafi, l’investimento dei business angel va ben oltre l’aspetto finanziario perché mira ad apportare anche competenze professionali di inestimabile valore.

Come è facile supporre, i vantaggi di un apporto di capitali e conoscenze per un’azienda nascente sono enormi.

Spesso, ottenere semplicemente dei finanziamenti può non bastare a decretare il successo di un’idea imprenditoriale.

Soprattutto quando gli startupper sono alle prime armi, quindi privi di esperienze dirette sul campo, il rischio di fallimento è sempre dietro l’angolo.

Fatte le dovute premesso, cerchiamo di capire quali sono i canali grazie ai quali un investitore informale ed una start up possono incrociarsi ed in che modo funziona e si evolve la loro collaborazione.

L’identikit dei business angels

Ma chi sono di solito i business angels? Cosa fanno nella vita e cosa si aspettano quando scelgono di investire in una start up?

Si tratta di investitori informali che si distinguono da quelli istituzionali, come le banche, perché non si limitano a finanziare un’attività mediante l’apporto di capitali.

Sono, di solito, di imprenditori ormai in pensione che decidono di investire capitali ed energie per affiancare giovani start upper che operano nello stesso settore in cui loro stessi hanno lavorato per anni.

Il loro investimento va oltre, fornendo anche esperienza e competenze professionali maturate in anni ed anni di lavoro in uno specifico settore lavorativo.

Come è logico che sia, si attendono un ritorno economico che potrà derivare, ad esempio, dalla cessione delle proprie quote azionarie quando l’azienda sarà cresciuta, magari arrivando ad essere quotata in borsa.

Cosa fa esattamente un business angel

A differenza dei venture capitalist, che invece investono su realtà imprenditoriali già solide e ben avviate, come abbiamo già sottolineato, i business angel si dedicano esclusivamente ad aziende in fase di start up.

In alcuni casi entrano in azione ancora prima che l’azienda venga concretamente alla luce.

Il loro obiettivo principale è quello di formare l’imprenditore ed il suo team in modo tale da colmare eventuali lacune professionali, limitando il più possibile errori e false partenze.

Come è facile intuire, gli “angeli del business” lavorano per settore di attività.

Ciò significa che un imprenditore che per anni ha lavorato nel mondo della ristorazione investirà, per forza di cose, in attività che hanno a che fare con questo mondo.

Come guadagna un business angel

A questo mondo nessuna fa nulla senza aspettarsi niente in cambio.

E quindi anche gli investitori informali, se da una parte sono felici di aiutare giovani imprenditori a crescere ed affermarsi, dall’altra investono nella speranza di ricevere un rendimento nel medio e lungo termine.

Bisogna però precisare che, parlando di start up, il rischio dell’investimento è molto alto.

Secondo una ricerca condotta dall’IBAN (il primo network italiano di business angel, nato del 1999) solo il 20% delle aziende che ricevono il sostegno di un investitore informale si trasformano in un business affermato e di successo.

Proprio per questo motivo, i business angel tendono a non investire mai in una singola start up.

Ogni angel investor, per limitare il più possibile il rischio dell’investimento, dovrebbe sostenere almeno 10 progetti nell’arco di un decennio.

Come si diventa business angel

Essendo investitori informali, chiunque può effettivamente diventare un business angel.

Non esistono dei prerequisiti minimi, nemmeno in termini di capitale da apportare.

Tuttavia, per rispettare il concetto di diversificazione dell’investimento, il capitale minimo ideale di cui dovrebbe disporre un investitore non istituzionale non dovrebbe essere inferiore ai 50.000€ da investire in dieci anni su diverse start up.

Come è possibile trovare degli investitori informali in Italia?

In Italia, così come nel resto del mondo, esistono dei veri e propri network di business angels che, il più delle volte, si sviluppano su base territoriale.

Vediamo quali sono in più importanti nel nostro Paese a cui fare riferimento.

IBAN

L’IBAN è un’associazione no profit, con sede a Milano, che raccoglie al suo interno investitori informali e formali.

Sul sito ufficiale è possibile sia candidarsi come business angel che presentare un progetto imprenditoriale con la speranza di trovare un investitore interessato a supportarlo.

Italian Angels for Growth

Altra realtà da non sotto valutare è poi quella rappresentata da Italian Angels for Growht, associazione di business angel italiana i cui soci finanziano in particolare aziende operanti in settori fintech, energia, internet, tecnologia e scienza.

Quali sono i settori sui cui si investe maggiormente

Al momento i settori che più comunemente vengono finanziati dagli investitori informali sono quelli legati alle nuove tecnologie.

In particolare le start up innovative impegnate nel campo del fintech, medtech e biotech.

A seguire, destano molto interesse anche le aziende che operano nel campo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

Cosa significa syndacate investing e come mai i business angel vi fanno spesso ricorso

Come accennato in precedenza, l’attività dell’investitore non istituzionale è decisamente rischiosa perché, di solito, solo il 20% delle start up finanziate riesce a crescere ed espandersi in modo esponenziale e generare un interessante ritorno economico.

Per questo motivo è molto diffusa la pratica del syndacate investing, che permette a più investitori di supportare finanziariamente la medesima azienda, riducendo di molto il rischio dell’investimento e permettendo loro di diversificare e dedicarsi anche ad altri progetti.

Viene così a crearsi una sorta di consorzio guidato da un champion o leader, che è poi l’unico investitore informale in grado di apportare competenze tecniche e professionali alla start up.

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