Il cosiddetto collegamento ipertestuale, in inglese hyperlink, o semplicemente link, è alla base del concetto di world wide web. I link sono infatti una buona parte del corredo genetico di internet come lo conosciamo, nonostante abbiano visto i loro natali ben prima della nascita del web, ossia negli anni 60.
I link creano un collegamento tra due “unità informative” digitali, facilmente raggiungibile con un semplice click. Lo scopo degli hyperlink è quindi quello di connettere contenuti correlati per ampliare il numero e la qualità di informazioni di un’“unità informativa”.
Tutti noi ogni giorno utilizziamo link per muoverci da una pagina all’altra di un sito o da un sito ad un altro. Li riconosciamo facilmente perché i link sono solitamente contrassegnati dalla sottolineatura o da colori differenti diversi da quello del corpo del testo.
La maggioranza dei link che conosciamo ed utilizziamo solo link creati attraverso codice HTML. Per creare un link è infatti necessario adottare le seguenti componenti HTML:
- Il tag HTML <a>
- L’attributo href che specifica l’URL della pagina da linkare
- L’anchor text, ossia la parte visibile di testo che identifica il link
A questi che sono gli elementi essenziali per la costruzione di un link HTML possono seguire una lunga serie di attributi. All’interno di questo articolo approfondiremo degli attributi dei link molto importanti per chi si occupa di SEO: gli attributi Nofollow e Dofollow dei nostri link.
Indice
Differenza tra link Nofollow e Dofollow
Tra i temi più accesi negli ultimi anni tra i SEO di tutto il mondo merita una giusta menzione la discussione sui link Nofollow e Dofollow. D’altronde i link sono molto importanti per chi si occupa di SEO e sappiamo quanto un buon link abbia la capacità di far scalare le SERP e altrettanto quanto pericolose siano le attività di link building se condotte male, fino a poter provocare pesanti penalizzazioni da parte di Google.
Ma i link non sono tutti uguali e l’utilizzo degli attributi rel Nofollow e Dofollow dei link possono rendere un link utile o meno ai fini del posizionamento del nostro sito web. Quindi che differenza c’è tra il rel nofollow e dofollow?
Link Dofollow
I link Dofollow sono quelli più importanti per la SEO, poiché trasferiscono valore (per molti il famoso link juice) alla pagina linkata. I collegamenti ipertestuali sono da sempre stati tenuti in considerazione da Google e gli altri motori di ricerca come feedback di qualità, poiché se una data pagina riceve link, significa che viene ritenuta autorevole per l’argomento trattato al suo interno. Un link Dofollow quindi trasferisce valore e apporta rilevanza e notorietà alla risorsa che viene linkata.
Non vi spaventate però se analizzando il codice html del link, non troverete questo attributo. Non è infatti necessario inserire manualmente il rel Dofollow all’interno del link, poiché già presente di default nella natura stessa del link.
Link Nofollow
L’attributo Nofollow invece viene utilizzato proprio per contrassegnare quei link che non devono o non vogliono trasmettere valore alla risorsa linkata.
Eccone un esempio: <a href="https://www.sitonuovo.it" rel="nofollow">anchor text</a>
Si tratta di un’indicazione pensata specificamente per i motori di ricerca – e più avanti scopriremo che è stata pensata proprio dal motore di ricerca per eccellenza, Google – in cui si dice di non “seguire” il link , invitando quindi a non eseguire la scansione del link. In questa maniera è possibile non trasmettere link juice alla pagina o destinazione indicata nel link, non influenzando così il ranking all’interno dei risultati di ricerca. Almeno apparentemente.
Quando nascono i link Nofollow e perché?
Nel lontanissimo 2005 proprio Google ha introdotto l’attributo rel Nofollow per combattere il fenomeno nello spam nei commenti. All’epoca era comune come attività di black hat SEO adottare dei bot che inserivano commenti spam con link verso un determinato sito in maniera totalmente automatica, per alterare i risultati di ricerca e migliorarne il posizionamento. All’epoca infatti Google teneva molto in considerazione la quantità, anziché la qualità, dei backlink ricevuti. In questa maniera si potevano ottenere facilmente centinaia o migliaia di link da siti, postando commenti spam. Per evitare ciò Google introdusse l'attributo Nofollow nei link.
In poco tempo anche gli altri motori di ricerca e i più importanti CMS si adeguarono a questa introduzione fatta da Google.
Negli anni a seguire Google nelle linee guida per i web master segnalò come negativa e penalizzante una pratica molto diffusa: la compravendita di link per alterare i risultati di ricerca. Suggerì poi, in maniera non poco velata, che tutti i link acquistati o venduti a fini pubblicitari da quel momento in poi avrebbero dovuto contenere l’attributo rel Nofollow, così da poter essere contraddistinti come link acquistati e non trasmettere valore ai fini del posizionamento organico.
Sappiamo benissimo però come le cose vadano tutt’oggi.
Come riconoscere un link Nofollow da uno Dofollow
Individuare e discernere un link con attributo Nofollow da uno Dofollow è cosa semplice, basta infatti ispezionare il codice html.
Facendo click destro del mouse sul link che si vuole analizzare e selezionando “ispeziona elemento” dal menù che compare – a seconda del browser – è possibile vedere il codice html della porzione selezionata dal mouse. Se all’interno del tag <a href> troviamo l’arrtributo rel Nofollow, siamo in presenza di un link Nofollow.
Esistono anche decine di estensioni per i più importanti browser come Chrome, Firefox e Safari per individuarli facilmente.
Quando usare i link Nofollow
Secondo le linee guida di Google per i webmaster sui link Nofollow l’utilizzo di questo attributo andrebbe utilizzato sapientemente. Trattandosi di un’informazione importantissima che passiamo a Google e agli altri motori di ricerca, Big G suggerisce di usare il rel Nofollow nei seguenti casi:
- In presenza di una fonte poco attendibile che vogliamo linkare (scoraggiando il motore di ricerca ad effettuare la scansione della risorsa linkata)
- Nel caso di link acquistato per fini pubblicitari (contrassegnando quel link come ottenuto sotto pagamento)
- Per determinare la priorità di scansione (attribuendo un valore inferiore rispetto agli altri link presenti nel contenuto e invitando il motore di ricerca a dar minore importanza al suddetto link)
Link Nofollow e SEO
L’utilizzo però dell’attributo rel Nofollow in un link può essere però adottato da un SEO anche per altre ragioni, vicine a quelle suggerite da Google:
- Per contrassegnare un commento, nel momento in cui il nostro CMS non lo attribuisca automaticamente
- Per non trasmettere link juice a siti poco autorevoli che però possono essere utili agli utenti del nostro sito web
- Per etichettare i link di affiliazione
- In caso di link verso risorse con argomenti molto differenti da quelli normalmente trattati nel proprio sito web
Concludendo sul rapporto link Nofollow e SEO è importante specificare che, seppur questo genere di link non trasmettano autorevolezza e link juice alla risorsa linkata, è importante riceverne.
Ogni sito riceve naturalmente alcuni link Nofollow nella sua storia. In un’attività di link building evitare i link Nofollow e avere un profilo di backlink privo di questi, potrebbe essere un segnale negativo per i motori di ricerca che potrebbero interrogarsi sul perché.
Se vi occupate di link building non scordate quindi di considerare l’acquisizione anche di link con rel Nofollow.
Altro aspetto da tenere sempre a mente è che un link Nofollow è pur sempre un link e può di conseguenza veicolare traffico e a volte nuovi link, magari Dofollow.
Ora che sai la differenza tra link con rel Dofollow e Nofollow non commettere gli errori evidenziati in questo articolo e ti invitiamo ad utilizzarli sapientemente così come Google suggerisce e non solo.
Infine ringraziamo Daniele Pignone, consulente SEO, per il prezioso contributo alla stesura di questo articolo sul meraviglioso mondo dei link e della SEO.