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Sfatiamo i più grandi falsi miti sulla SEO

Contenuto curato da Massimo Chioni

Nel mondo del business online ormai non c’è imprenditore digitale che, almeno una volta, non si sia informato sulla SEO o non abbia considerato di assumere un esperto SEO. Lo scopo: migliorare - o addirittura far decollare - la propria attività sul web.

Sì, perché la SEO proprio questo fa: un esperto SEO lavora per rendere rintracciabile un sito su Google, facendo in modo che il brand, i prodotti e servizi offerti siano visibili sul motore di ricerca più digitato al mondo. Da chi? Non da tutti, ma solo dagli utenti che siano alla ricerca proprio di un sito con quelle caratteristiche, in altre parole: da un target altamente qualificato. Per fare un esempio concreto, se si digita seo Vicenza su Google quello che il motore di ricerca ci restituisce sarà la lista degli esperti SEO disponibili nella zona indicata, ordinati in base ad un punteggio di priorità assegnato dal suo stesso algoritmo.

Vi lasciamo le nozioni tecniche su cosa sia la SEO e il glossario di termini come SERP, Ranking, Domain Authority e affini in altri articoli: tanto ci sarebbe da dire per presentare questa affascinante disciplina! Ci limitiamo qui a confutare ora i luoghi comuni più diffusi sulla SEO, come punto di partenza per una successiva analisi più approfondita.

Ecco allora le 7 bufale SEO più diffuse, dalle quali imparare a tenere le distanze se davvero si è intenzionati a conoscere un po’ più a fondo la SEO.

1) La seo è Morta

Non si è ancora capito da dove - o da chi - sia nata questa frase, fatto sta che serpeggia negli ambienti del web marketing da millemila anni. Mentre tale incipit tuona come una sentenza alquanto bizzarra…. i veri SEO continuano a farla, la SEO; che morta proprio non è. Come? In modo professionale, serio e soprattutto senza sosta. Il mercato della SEO è tutt’altro che obsoleto: è attivo, vivo, in continua evoluzione. È teatro di studi e progetti senza fine, è una fucina di idee e conoscenze, tecniche, metodi ed esercizi che portano a risultati concreti: vere vendite e vere conversioni. Tant’è che non sono pochi coloro che, 10 anni fa come oggi, ne stanno facendo un’alquanto soddisfacente professione. Dunque: una simile espressione si può certamente usare quando si parla di arrotino, di spazzacamino o dinosauri ma… della SEO, nell’era di Google? A voi l’ardua sentenza…

2) Per posizionare bene basta scrivere bene

Questo è uno dei miti più diffusi tra chi la SEO vorrebbe conoscerla, ma non l’ha ancora praticata a sufficienza. D’altronde non nasce dal nulla ed è - in parte - condivisibile. Il motto “Content is the King” infatti è stato lanciato dallo stesso Matt Cutts, al fine di onorare una causa che da sempre sta molto a cuore a Google: la lotta contro i contenuti “spazzatura” e la promozione sul web di una scrittura di qualità.

Fin qua tutto bene: siamo d’accordo sul fatto che tale regola valga come l’oro. Tuttavia pensare che basti solo concentrarsi sulla qualità dei testi per scalare le posizioni nei motori di ricerca è una chimera: sarebbe bello se così fosse, ma non lo è. Qual è dunque la realtà? Buona parte dei consulenti SEO sanno che i testi di qualità rappresentano solo uno dei tanti tasselli da tenere a mente quando si vuol ottenere un sito “valido” per Google. Basti pensare al fatto che l’algoritmo di Big G include oltre 200 criteri di valutazione, la maggior parte di questi non dichiarati: compito del SEO è proprio quello di cercare di scovarli, fiutando ogni indizio con costanza e pazienza.

Vi sentite “la migliore penna del far web?” 🙂 Senz’altro state partendo con il piede giusto: sappiate però che è solo l’inizio di un lungo percorso e che dovrete percorrerlo a fianco di diverse figure professionali, orchestrate da un bravo SEO. La scalata della SERP di Google è tutt’altro che semplice e no, non è esclusivamente una questione di testi.

3) Sarò primo per tale keyword in tot tempo

Oltre ad essere un falso mito, questa è anche una delle richieste più diffuse tra chi si affida ad un SEO. Non solo: può essere anche considerata come una valida cartina tornasole al fine di valutare l’affidabilità dell’esperto che si sta consultando.

L’interlocutore promette di arrivare ai primi posti in pochi giorni/settimane? Meglio diffidare. Il vero consulente SEO sa che il tempo non è quantificabile a priori e, soprattutto, quando si parla di Google non esiste mai un tempo “breve”: a volte si possono impiegare alcune settimane per vedere i primi risultati, il più delle volte sono necessari mesi. Non solo: dare certezza sul raggiungimento della “prima pagina” per una determinata keyword - invece che proporre un paniere di keyword selezionate e pertinenti su cui lavorare - è altrettanto segno di poca esperienza.

Per chi si appresta a muovere i primi passi nel mondo della SEO, diamo un semplice consiglio: la SEO è una disciplina che necessita di molta analisi all’inizio e soprattutto di tempo e pazienza poi. Se non ne avete, affidatevi al Pay per Click!

4) Per posizionare in poco tempo è necessaria una pioggia di backlink

Ecco un’altra bufala ricorrente, che spesso miete diverse vittime, purtroppo a loro insaputa. Lo diciamo a caratteri cubitali: no, non fatelo! Il ricorso massivo e massiccio ad una link building “artificiale”, fatta di centinaia di link creati in pochissimo tempo, non solo non aiuta le posizioni ma, addirittura, si rivela spesso nociva.

Ricordiamoci che, dopo il celeberrimo aggiornamento Penguin, Google è diventato molto abile nell’intercettare i link creati appositamente per manipolare le posizioni… ed altrettanto impietoso nel penalizzare i siti che ne fanno uso.

Badate bene dunque a non cadere mai in questi tranelli: la link building è un’attività molto importante che richiede tempo, risorse, strategia, creatività e una buona dose di “Human Intelligence”.

5) I link  a pagamento vengono “scovati “ da Google

Con questo luogo comune si cade nell’errore opposto: ossia, quello di selezionare troppo i link, eliminando ad esempio tutti i backlink che si possono ottenere attraverso un acquisto. Perché? Anche questo falso mito ha delle nobili origini: sono proprio le Linee Guida di Google a scoraggiare l’acquisto di link al puro di scopo di aumentare il Ranking di un sito.

Tuttavia, non tutti i link acquistabili sono per forza “banditi” da Google. Basti pensare ad un articolo redazionale su una qualsiasi testata giornalistica o su un magazine online di informazione: perché mai dovrebbero essere deprecati dei contenuti di qualità, che danno un’informazione utile a chi li legge? Anche in questo caso vale la regola basilare del buon senso che, unita ad una buona dose di esperienza, ci dovrà guidare per distinguere i link validi da quelli nocivi.

6) Le directory sono obsolete

Una directory è un sito che contiene molte liste di altre siti, suddivise per categorie. Prima dell’avvento dei motori di ricerca, le directory rappresentavano l’unico modo per catalogare e ordinare le risorse presenti in Rete; venivano per questo utilizzate dagli utenti nelle loro ricerche.

È dunque senz’altro vero affermare che le directory sono “datate”, in quanto le prime risalgono ai primi anni del 2000 (la preistoria di Internet!). Tuttavia, ignorarle per tale motivo è del tutto sconveniente: si tratta pur sempre ancora di risorse autorevoli, preziose e tutt’altro che di scarso valore.

Soprattutto se vengono selezionate accuratamente e usate nel modo giusto, le directory si possono ritenere ancora, a tutti gli effetti, delle valide alleate: rappresentano ad oggi una strategia efficace, da inserire a pieno titolo all’interno del proprio piano di link building. Per dirla con un proverbio: gallina vecchia fa buon brodo, e allora perché privarsene?

7) Si può posizionare un sito non mobile

Assolutamente no: non si può più (ormai da molto tempo) pensare di posizionare un sito che non abbia una versione mobile completamente funzionante. Vi diciamo di più: non è nemmeno più auspicabile mantenere un sito che non sia mobile! Con l’avvento dell’algoritmo “Mobile First” prima e “Mobile Only” dopo, infatti, Big G ha voluto dare un grande scossone al mondo di Internet: basta siti che si vedono male - o non si vedono affatto - sui dispositivi mobili, è ora di adeguarsi! Gli utenti sono sempre più “smart”, per questo i siti devono essere adattati al mondo mobile.

Dal 2020 l’algoritmo di Google prende in considerazione solo la versione mobile di ogni sito, ignorando di fatto la versione desktop: va da sé che i siti che ne siano privi, qualora ne esistessero ancora, sono in automatico esclusi dall’indice del motore di ricerca.

Cosa fare per stare al passo coi tempi? Se è vero che ormai tutti i siti sono anche mobile, ciò non basta: occorre ottimizzarli ed allinearli alle Linee Guida di Google, controllando con attenzione i diversi aspetti relativi alle performance da tutti i dispositivi, ad esempio: la velocità di caricamento, la visualizzazione degli elementi, l’ottimizzazione del codice, la navigabilità, i “web core signals” e molti altri elementi tecnici.

La SEO ha senz’altro a che fare con teorie e studi ma, per praticarla concretamente, è possibile acquisirne padronanza e conoscerla a fondo solo dopo una lunga - e spesso sudata - esperienza sul campo. Avete intenzione di inserire un collaboratore SEO all’interno del vostro team web? Bene, vi consigliamo innanzitutto di scrollarvi di dosso i luoghi comuni sopra citati ed in secondo luogo di affidarvi con fiducia alla sua competenza ed esperienza.