Negli ultimi giorni un messaggio di posta elettronica che ha come oggetto la frase “Uso illegittimo di Google Analytics” ha spaventato più di qualcuno fra i titolari di siti web e e-commerce. In particolare, nella mail si fa riferimento a una richiesta di rimozione di Google Analytics che sarebbe legittimata da quanto previsto dall’articolo 17 del Gdpr. Per capire lo scenario, tuttavia, è necessario fare un passo indietro e tornare al 23 giugno, giorno in cui è stato diffuso, attraverso il sito web del Garante per la Privacy, un comunicato stampa in cui il Garante stesso faceva riferimento a un uso di Google Analytics ritenuto non conforme da parte di un sito web italiano che era stato sottoposto a un’indagine. Ebbene, quel portale era stato ritenuto colpevole di non aver rispettato le norme relative alla protezione dei dati dal momento che aveva trasferito le informazioni relative agli utenti negli Stati Uniti.
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La mail allarmistica
Dopo quel 23 giugno, in molti hanno ricevuto un messaggio di posta elettronica in cui si chiedeva, appunto, la totale rimozione dal sito web di Google Analytics. Il messaggio, che si rivolgeva sia al titolare del trattamento dei dati personali che al soggetto responsabile della protezione dei dati, reclamava che i dati personali del presunto mittente della mail che erano stati ottenuti dopo che lui aveva visitato il sito web venissero cancellati. In realtà, questa mail è stata generata in automatico da un software informatico, come dimostra il fatto che i messaggi siano uguali, eccezion fatta per il nome del dominio, e quindi per il destinatario.
Google Analytics è legittimo?
Non ci si deve preoccupare, quindi, se si è ricevuta una mail simile, ma comunque vale la pena di cogliere al volo l’occasione per valutare in che modo il proprio sito gestisce e raccoglie i dati personali degli utenti. Va sottolineato che la comunicazione del Garante per la Privacy non riguardava tutti i titolari di siti web che usano Google Analytics, ma solo il possessore del sito oggetto di indagine. Quindi, non ha senso pensare di rimuovere Google Analitycs per il semplice motivo che il suo utilizzo continua a essere legittimo. Certo, conviene verificare se si sta agendo in modo adeguato.
L’evoluzione di Google Analytics
Una potenziale soluzione potrebbe essere quella di cambiare la configurazione di Analytics e passare al GA4, che è la versione più nuova che si serve di server europei. Così si può essere certi del fatto che i dati raccolti non saranno trasferiti negli Stati Uniti o comunque fuori dalla UE. In alternativa si può pensare di non usare più Google Analytics ma di sostituirlo comunque con un sistema simile, che garantisca una completa analisi delle visite: è il caso di Matomo, che opera in conformità con le norme in vigore attualmente.
Il valore della web analytics
Ci sono aziende cieche al punto che, a fronte di quel che è successo con il Garante della Privacy hanno scelto di non disporre più di un tool di analisi dell’utenza. Come si può immaginare, però, questo è un grave errore, dal momento che la web analytics continua a rivestire una funzione di primo piano: infatti la misurazione dei dati che arrivano dalla Rete, la loro raccolta e la loro analisi sono indispensabili per poter capire i comportamenti tenuti dagli utenti online e cercare di ottimizzarli. Non può esistere una strategia digitale di successo che non tenga conto della web analytics.
A che cosa serve la web analytics
Grazie a questo strumento è possibile verificare quanto e se una strategia è efficace, in modo che essa possa risultare più performante in funzione degli obiettivi che ci si propone di perseguire. Così si ha tra l’altro l’opportunità di verificare il modo in cui gli internauti interagiscono con un sito, ma anche quante volte lo fanno. Sono numerose le metriche di cui si può tener conto nel corso di un’attività di reporting: per esempio quali sono le pagine meno viste, quali sono le pagine più viste, quanti utenti hanno visitato il sito, di quale fascia di età fanno parte e da dove arrivano. Ma non è tutto, perché si possono considerare anche gli acquisti, le azioni che vengono eseguite più spesso e il tempo di permanenza.
Perché queste sono informazioni sono importanti
Sono tutte informazioni molto importanti perché aiutano a capire come si deve agire da un punto di vista strategico e possono essere preziose anche per il set up delle campagne. Si tratta, insomma, di capire non solo se i contenuti che vengono proposti sono interessanti, ma anche se si è in grado di farsi trovare dagli utenti in target e quindi, in buona sostanza, se ci si sta rivolgendo al pubblico giusto. Queste informazioni sono utili per la corretta implementazione di una strategia; trovare le risposte giuste, tuttavia, significa saper interpretare ed elaborare i dati in modo adeguato, a maggior ragione nel caso in cui siano state messe in atto delle soluzioni di performance marketing.
Come si interpretano le azioni degli utenti
Il modello gerarchico DIKW è quello che permette di tradurre e interpretare i dati, affinché essi risultino comprensibili e quindi possano essere usati nella prospettiva di una specifica strategia. In base a tale schema, i dati che provengono da un sito web, già codificati, passano per vari step. Essi, in particolare, fanno parte di un insieme di relazioni, comprese in pattern di comportamento dai quali possano essere ricavati principi comprensibili. La web analytics, dunque, è uno strumento da cui non si può prescindere se si desidera conoscere in maniera più approfondita il pubblico di utenti di un sito. Il campione che si ha a disposizione è altamente rappresentativo, anche se in ogni caso non alternativo ai report di vendita che possono essere messi a disposizione da un back office. Con la web analytics i dati vengono elaborati in tempo reale, ed è possibile registrare le interazioni dei visitatori di un sito. In più, si può usufruire dell’integrazione delle informazioni con le piattaforme di advertising.