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Outsourcing: come e quando ricorrere all’esternalizzazione di processi aziendali

Outsourcing
Contenuto curato da Massimo Chioni

Qualsiasi realtà aziendale si trova sempre a fare fronte a un insieme di attività interne ben precise e scandite. E questo, naturalmente, a prescindere dalla tipologia di prodotto che offre (beni e servizi). Tra le attività interne alle quali abbiamo appena fatto riferimento ve ne sono sempre alcune la cui importanza è maggiore, dal momento che si legano a doppio filo al core business aziendale. Ve ne è poi un’ulteriore serie, composta da attività non strettamente connesse a quest’ultimo: sono attività generiche e non propedeutiche alla creazione di valore o attività di mero supporto al core business stesso.

E’ chiaro che l’azienda rappresenta una macchina perfetta, all’interno della quale ogni attività concorre al corretto funzionamento dei vari ingranaggi. Vengono assegnate determinate risorse - in termini sia economici che di personale - a ogni singola attività, anche a quelle identificate come ‘secondarie’. Ciò può determinare una riduzione della disponibilità di risorse interne da dedicare alle attività strategiche. Come intervenire per ripristinare l’equilibrio e massimizzare il fatturato? Ricorrendo alle procedure di outsourcing, ovvero all’esternalizzazione di determinati compiti e mansioni. Questi ultimi vengono in pratica affidati a un’azienda esterna, in un’ottica che è sempre guidata dall’obiettivo della riduzione di costi e tempi tecnici. Si distingue tra outsourcing interno, quando per esempio l’attività viene affidata a lavoratori temporanei, e outsourcing esterno, quando il compito viene completamente assegnato a una realtà aziendale esterna.

I vantaggi dell’outsourcing

Abbiamo accennato alla possibilità di ridurre i costi - poiché le aziende esterne sono altamente specializzate in relazione ai servizi richiesti - parlando delle motivazioni principali per ricorrere all’outsourcing. Bisogna indicarne poi altre, a cominciare da un incremento dell’efficienza legato alla possibilità per l’azienda di dedicarsi al meglio alle sue competenze chiave. Si migliora poi la qualità del servizio, sopperendo alla mancanza di determinate e specifiche conoscenze: grazie all’outsourcing infatti diventa possibile bypassare le difficoltà relative all’implementazione del know how o alla mancanza di personale qualificato. Ricorrendo all’esternalizzazione si può poi incrementare la capacità di manodopera, assicurando la produzione in qualsiasi caso, agendo sulla qualità del servizio.

La mappa delle tipologie di outsourcing

Per quanto riguarda infine le varie forme di outsourcing bisogna fare alcune distinzioni, focalizzando l’attenzione in primis sul business process outsourcing spesso abbreviato in BPO. Si tratta di un processo al quale viene fatto ricorso nel momento in cui l’impresa abbia necessità di fare riferimento a una realtà esterna per portare a termine determinate e complete attività (per esempio il lancio di un nuovo prodotto o di un servizio, ma non solo). C’è poi il knowledge process outsourcing, dove sono determinate mansioni ad essere esternalizzate presso una diversa realtà aziendale che disponga di tecnici specializzati, e infine l’out-tasking dove aree di responsabilità ben delimitate vengono trasferite (in genere sono procedimenti lunghi e complessi, di tipo amministrativo). In definitiva è corretto affermare che vi sono tutta una serie di benefici che l’azienda può trarre dal processo di outsourcing, sia in ambito economico che manageriale e pratico. Vista la delicatezza della questione, l’ideale sarà sondare il terreno e affidarsi a specialisti del settore.

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