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Disaster recovery: cos'è e perché è così importante

Disaster recovery
Contenuto curato da Massimo Chioni

Nelle grandi organizzazioni, si va diffondendo sempre di più il disaster recovery as a service: si tratta di una categoria di servizi che consente di garantire la continuità operativa in qualsiasi evenienza. Di solito, per assicurare la business continuity è necessario predisporre un sito di ripristino rapido ad hoc, ma questo vuol dire essere costretti a investire in uno spazio che sia ben condizionato, cablato e attrezzato; non solo, è necessario anche assumere personale qualificato e spendere denaro in infrastrutture ridondate e sistemi. Come si può intuire, il complessivo esborso economico si rivela più che ingente.

Il cloud cambia tutto

Con l'avvento del cloud, per fortuna, non c'è più bisogno di mettere in atto tutti questi accorgimenti, e la continuità operativa può essere garantita semplicemente attraverso le risorse che un provider mette a disposizione. Il cliente del disaster recovery as a service non deve fare altro che ritagliarsi per sé uno spazio riservato virtuale nel cloud che un provider ha attivato. Ciò vuol dire che se le attività del data center primario dovessero subire per qualunque motivo un'interruzione, sarebbe garantito il cosiddetto failover, cioè la sostituzione: insomma, tutte le applicazioni e tutti i dati aziendali potranno essere replicati presso il cloud. Non bisogna pensare che l'eventualità di un'interruzione sia remota, poiché gli inconvenienti che si possono verificare sono potenzialmente numerosi: si pensi, per esempio, a un errore umano o a un evento catastrofico come un incendio o un allagamento. Al giorno d'oggi, poi, non si possono trascurare i pericoli connessi ad attacchi cyber e sabotaggi.

A che cosa serve il disaster recovery

Quando si parla di disaster recovery si fa riferimento a quella serie di strutture organizzative e di misure che vengono adottate per fare in modo che le imprese, e in particolare i loro apparati di information technology, riescano ad andare oltre eventuali situazioni critiche e a superare le emergenze senza problemi. Lo scopo, dunque, è quello di evitare che un incidente o qualsiasi altro genere di imprevisto possano mettere a repentaglio il corretto funzionamento delle varie strutture. Il disaster recovery, in particolare, ha a che fare con il recupero delle funzionalità operative e dei dati quando si verificano "disastri". Le modalità organizzative che lo contraddistinguono e le procedure che ne fanno parte non servono solo ad assicurare il ripristino delle attività in tempi rapidi in caso di inconvenienti, ma anche a evitare che quegli inconvenienti si verifichino, attraverso la gestione e la prevenzione dei fattori di rischio.

La crescita del mercato

Risulta semplice, insomma, capire per quale motivo il mercato del disaster recovery ad a service stia conoscendo una crescita così rapida e consistente. Si calcola che nel giro di 5 anni il giro di affari correlato a tali servizi potrebbe aumentare a un tasso di più del 40 per cento all'anno. Così, se nel 2017 il fatturato complessivo era di 2 miliardi e 190 milioni di dollari, nel 2022 si potrebbe arrivare a 12 miliardi e 540 milioni di dollari. L'incremento delle funzionalità di automazione è uno dei fattori che più contribuiscono al traino della domanda, ma un altro aspetto decisivo va individuato nel miglioramento della flessibilità che viene messa a disposizione dai servizi cloud di questo tipo, che non a caso non sono più appannaggio esclusivo delle multinazionali ma si stanno diffondendo anche tra le piccole e medie imprese.

La business continuity

Nell'ambito del risk management, quello ricoperto dalla business continuity è un ruolo di fondamentale importanza, dato che il suo scopo è quello di assicurare la continuità e soprattutto l'affidabilità delle attività di information technology. Il disaster recovery, invece, consiste nelle azioni preventive che devono essere messe in atto per gestire i fattori di rischio e negli interventi di correzione o di recupero a cui si deve ricorrere quando si verificano problemi accidentali. A tale scopo i fattori di rischio vengono classificati, così come avviene per le diverse tipologie di disastri che si potrebbero verificare.

Le tecniche di disaster recovery

Un'offerta di disaster recovery as a service si compone di un vasto assortimento di servizi, che variano a seconda delle esigenze. Ci sono, per esempio, il backup su cloud e il ripristino su cloud, in virtù dei quali i dati che sono sottoposti al backup nella nuvola vengono ripristinati nel cloud stesso, su macchine virtuali, e non su hardware fisico. Diverso è, invece, il caso del backup su cloud con ripristino dal cloud: i dati che vengono sottoposti a backup, infatti, vengono ripristinati dopo un eventuale disastro sull'hardware presente in sede. In tale circostanza, i dati e le applicazioni restano on premise. Infine, c'è la replica su macchine virtuali nel cloud, una tecnica di movimentazione dei dati che viene raccomandata per le applicazioni critiche e che ha il pregio di garantire un ripristino molto veloce. Ovviamente, i servizi di disaster recovery nel cloud hanno assunto un'importanza ancora maggiore da quando è entrato in vigore il Regolamento Generale sulla Data Protection, il famigerato GDPR.

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