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Professione Consulente Seo: partita iva, prestazioni occasionali o regime forfettario?

Professione Consulente Seo
Contenuto curato da Massimo Chioni

Tra le professioni emergenti nel corso degli ultimi anni grazie al boom del digitale c’è senza dubbio quella del consulente Seo, che svolge un ruolo di primo piano per tutte le imprese che vogliono essere presenti sul web. Chi si affaccia per le prime volte al mondo del lavoro svolgendo questa mansione si potrebbe domandare se l’apertura della partita Iva sia un obbligo di cui non si può fare a meno, con tutte le conseguenze che ne derivano in termini di lungaggini burocratiche e costi fiscali, o se invece sia possibile percorrere delle strade alternative.

Il bivio tra prestazioni occasionali e partita Iva

Il ricorso alle ricevute di prestazione occasionale può essere utile e accettabile solo per i primi lavori, a meno che non si voglia optare per il contratto di prestazione occasionale di recente introduzione noto con il nome di prestO. Tuttavia è evidente che quando l’attività di consulente Seo non ha più il carattere di occasionalità ma risulta continuativa e abituale è indispensabile aprire la partita Iva per essere certi di operare nel rispetto delle normative in vigore. Ciò è vero al di là dell’entità del fatturato che viene raggiunto dal professionista.

Perché la partita Iva è obbligatoria

L’obbligo della partita Iva, infatti, non dipende dal volume di affari, ma solo dalla natura continuativa e abituale del lavoro che si svolge. Diverso è, ovviamente, il caso in cui si decida di lavorare non in proprio ma per conto di un’azienda, anche perché ormai le agenzie seo in italia sono numerose: in questa circostanza si può essere assunti con un contratto da dipendente, a tempo determinato o indeterminato a seconda dei casi. A volte, comunque, anche lavorando per un’impresa può essere il datore di lavoro stesso a chiedere l’apertura della partita Iva: tocca al lavoratore scegliere se accettare o meno tale richiesta.

Il regime forfettario

Il regime forfettario costituisce il regime più conveniente a cui aderire per l’avvio di un’attività. Esso viene concesso unicamente nel caso in cui non si superi il limite di ricavi di 65mila euro all’anno. Il tetto in questione è stato innalzato a partire dal 2019 (fino al 2018 era di 30mila euro), ma è bene essere sempre informati in proposito, e magari farsi seguire da un commercialista, perché purtroppo in questo ambito le regole cambiano alla velocità della luce, a svantaggio dei lavoratori.

Quando non si può aderire al regime forfettario

Al regime forfettario si può aderire unicamente nel caso in cui con la partita Iva non si svolga un’altra attività che si fonda su regimi speciali di Iva. Inoltre, è necessario non essere soci di società a responsabilità limitata in regime di trasparenza, di sas o di snc.

Come regolarsi con il regime forfettario

Il regime forfettario viene concesso unicamente ai consulenti Seo che risiedono in Italia o in un Paese della Ue. È essenziale, se si vive all’estero, che sul territorio italiano vengano prodotti redditi che costituiscano almeno i tre quarti di quello complessivo. Infine, l’ultima condizione da rispettare per poter usufruire del regime forfettario è l’astenersi dall’effettuare cessioni di terreni edificabili, di fabbricati o di porzioni di fabbricato con la partita Iva.

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