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Come i Social Network modificano il nostro cervello

Come i Social Network modificano il nostro cervello
Contenuto curato da Anna Fata

Le dimensioni del nostro cervello e l’ampiezza del nostro network sociale online

di Anna Fata

Con l’avvento del Web e dei Social Network online e la loro massiccia diffusione nella nostra vita quotidiana, la possibilità di conoscere nuove persone si è ampliata a dismisura. I limiti geografici sono in parte stati superati e l’opportunità di conoscere e magari anche incontrare dal vivo persone con cui altrimenti non saremmo mai riusciti ad incrociare è diventata una realtà a portata di mano per tutti.

Ciascuno di noi possiede un numero più o meno ampio di contatti di lavoro oppure di amici grazie ai Social. Alcuni di essi sono persone che già si conoscevano dal vivo, altre lo sono diventate in seguito, di altre ancora, invece, non si sa alcunché e magari non le si conoscerà mai in futuro.

In che modo il nostro cervello può gestire un numero sempre più ampio di amici e contatti online? Come viene modificato da questo intensificarsi delle nostre attività relazionali?  Esiste una relazione tra ampiezza dei contatti sui Social Network e dimensioni del cervello?

L’ipotesi del cervello sociale

Secondo l’ipotesi del cervello sociale le dimensioni della neocorteccia dell’essere umano è correlata a diversi aspetti della nostra vita sociale, ad esempio l’apprendimento sociale, la collaborazione, la cooperazione, la creazione di strategie congiunte, l’ampiezza della nostra rete di relazioni.

Secondo tale teoria le persone che, nel corso dell’evoluzione della specie, hanno agito in modo collaborativo hanno avuto una maggiore probabilità di sopravvivenza. Per questo motivo si ipotizza che il cervello si sia evoluto in modo tale da favorire la collaborazione reciproca al fine di fronteggiare meglio le sfide della vita quotidiana.

Un numero crescente di ricerche recenti sta indagando la relazione tra l’ampiezza del proprio network sociale e le dimensioni delle aree cerebrale implicate nello svolgimento di tale attività. Ad esempio, Robin Dunbar della Oxford University ha ipotizzato che il numero di amici che abbiamo nei nostri social network sia limitato dalle dimensioni del cervello deputato a tali funzioni. Egli ha individuato in 150 il limite massimo di relazioni stabili che possiamo intrattenere, da cui si intendono escluse le persone con cui abbiamo stretto e diretto contatto, come ad esempio gli amici cari.

Il limite dell’ipotesi di Dunbar consiste nel fatto, però, che è stata formulata prima dell’avvento dei Social Network online, come ad esempio Facebook. Questo introduce il dubbio secondo il quale i Social Network possono avere modificato il numero massimo di relazioni ipotizzato dal ricercatore e se l’uso ripetuto e continuativo di tali strumenti può avere modificato le dimensioni di parte del nostro cervello.

Le ricerche recenti

Le ricerche neuropsicologiche più recenti hanno individuato una correlazione tra il coinvolgimento nelle attività di social networking online e la struttura anatomica del cervello dedicata a tali attività. Ad esempio Kania e colleghi hanno indagato la correlazione tra la socievolezza di una persona, misurata in base al numero di amici su Facebook e secondo le risposte ad alcune domande sui Social Network, e le dimensioni dell’amigdala e di altre aree cerebrali responsabili delle nostre attività sociali.

Da questa ricerca è emerso che il numero di contatti e conoscenze online è fortemente correlato alla struttura delle aree cerebrali monitorate. Nello specifico il numero di amici su Facebook è in grado di predire in modo significativo il volume della materia grigia nelle aree cerebrali connesse alle attività sociali. Anche la quantità di materia grigia dell’amigdala mostra la medesima correlazione con il grado di attività di social networking online.

Anche una ricerca condotta da Von der Heide supporta l’ipotesi che il volume di alcune aree cerebrali può predire l’ampiezza del proprio network su Facebook.

Quanto è ampia la nostra rete di contatti online

Le indagini dei neuroscienziati si sono focalizzate, inoltre, sulla ampiezza numerica delle nostre reti di contatti online per verificare se il numero di Dunbar, 150, è valido anche in tale contesto.

Ad esempio, una ricerca condotta da Nicole Ellison e Colleghi presso la Michigan State University su un gruppo di studenti universitari ha rilevato che, sebbene il numero medio di amici dichiarati su Facebook fosse 300, quelli che venivano effettivamente considerati tali erano circa 75.

Dunbar a sua volta ha scoperto che il numero di amici su Facebook che sono amici reali anche nella vita concreta è simile a quello che si ha nelle proprie reti di conoscenze faccia a faccia. Questo porta ad ipotizzare che esista effettivamente un limite neurocognitivo che vincola ad un massimo possibile il numero di amici, sia online, sia offline.

L’ amicizia non sempre è reciproca

Non sempre le persone che per noi sono amiche nutrono i medesimi sentimenti anche per noi e viceversa. Spesso le connessioni sociali non sono reciproche. Per tale motivo nuove ricerche hanno confrontato le informazioni auto riferite di amicizia alle dimensioni di alcune regioni del cervello. Ad esempio, Kwak e Colleghi, analizzando i legami sociali di un intero villaggio, hanno scoperto che solo le connessioni reali, concrete si correlano alle dimensioni di alcune parti del cervello e non quelle auto percepite e riferite. Le successive ricerche, quindi, dovranno orientarsi sempre più verso l’esame delle reti sociali globali e non solo su quelle che la persona percepisce e riferisce come tali.

Per concludere: le reti sociali online possono indurre dei cambiamento al nostro cervello?

Dalle ricerche finora esaminate emerge questa possibilità e non la certezza. Ciò che resta da stabilire è l’esistenza di un legame di correlazione oppure di causalità. Le due cose non sempre né necessariamente coincidono. Al momento non è possibile sapere se la maggiore quota di materia grigia nelle aree cerebrali deputate alla socializzazione siano causate necessariamente dalle ampie reti sociali online. Inoltre, ancora non è chiaro se le persona con una determinata struttura cerebrale sia più predisposta rispetto ad altre ad avere più amici online. Le ricerche neuropsicologiche sulla cyberpsicologia sono ancora agli inizi e necessitano di ulteriori approfondimenti per rispondere a queste e ad altre numerose domande.

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