Innovazione

Come spiegare l’accessibilità digitale a chi non l’ha mai considerata

accessibilità digitale
Contenuto curato da Massimo Chioni

L’accessibilità digitale è un tema che oggi non può più essere ignorato, ma che spesso viene trascurato da chi si occupa di comunicazione, innovazione o marketing. Questo accade perché è percepita come un vincolo tecnico, un obbligo normativo o, peggio ancora, come qualcosa di estraneo al proprio settore. Eppure, si tratta di un concetto centrale per il presente e per il futuro della comunicazione online. Non si parla solo di disabilità o barriere architettoniche traslate nel digitale: si parla della capacità di un sito, di un’app, di una piattaforma digitale di essere davvero fruibile da tutti, in qualunque contesto e condizione.

Spiegare l’accessibilità digitale a chi non l’ha mai considerata significa dunque fornire una chiave di lettura nuova, capace di evidenziare non solo le implicazioni etiche e normative, ma anche i vantaggi pratici in termini di business, reputazione e posizionamento strategico. È una sfida comunicativa, prima ancora che tecnica, che chi lavora nell’innovazione e nella trasformazione digitale non può più permettersi di rimandare.

Accessibilità digitale: una questione di inclusione (e di strategia)

Per molti, il concetto di accessibilità digitale è legato esclusivamente al mondo della disabilità. È una visione parziale. L’accessibilità riguarda chiunque si trovi, anche solo temporaneamente, in una condizione che limita l’interazione con contenuti digitali: pensiamo a chi ha una connessione lenta, a chi naviga da mobile sotto il sole, a chi ha una ridotta alfabetizzazione informatica. Rendersi conto che queste situazioni sono frequenti e quotidiane aiuta a comprendere quanto l’accessibilità sia un tema trasversale.

Dal punto di vista aziendale e istituzionale, oggi essere accessibili è un valore aggiunto concreto, che ha effetti diretti sulla percezione del brand e sulla sua autorevolezza. È per questo che una realtà come okACCEDO, la prima in Italia con soluzioni tecnologiche proprietarie per l’accessibilità digitale, ha costruito i propri servizi con una doppia attenzione: da un lato il rispetto delle norme, dall’altro l’esperienza utente inclusiva come standard di qualità.

In Italia, infatti, l’accessibilità digitale è anche una questione di legge: la cosiddetta Legge Stanca (L. 4/2004), oggi aggiornata in linea con la normativa europea, impone a Pubbliche Amministrazioni, scuole, università e ad alcune categorie di imprese private, di rendere i propri contenuti online accessibili. Un passaggio fondamentale in questo processo è la redazione e pubblicazione della dichiarazione accessibilità, un documento ufficiale in cui si attesta il livello di conformità di un sito ai requisiti previsti dalla normativa. Non si tratta solo di un adempimento burocratico: è una presa di posizione chiara, un impegno pubblico a favore dell’inclusione.

Non solo rispetto delle regole: l’accessibilità come leva per innovare

Pensare all’accessibilità digitale come un insieme di regole da rispettare è riduttivo. Il vero salto di qualità avviene quando le aziende e le organizzazioni iniziano a progettare servizi digitali accessibili sin dalle prime fasi: un sito, un'app o una newsletter pensati per essere fruibili da tutti, non solo diventano compliant, ma anche più funzionali, più chiari, più efficaci.

Questo approccio porta con sé numerosi benefici: una maggiore permanenza sul sito, tassi di conversione più alti, migliore indicizzazione sui motori di ricerca (Google considera positivamente alcuni aspetti tecnici legati all’accessibilità). Inoltre, si creano esperienze digitali migliori anche per utenti “standard”, che si trovano a navigare ambienti più semplici, coerenti, lineari.

In altre parole, l’accessibilità diventa un acceleratore di innovazione. Costringe a ragionare in ottica di user experience, a semplificare processi, a curare la struttura dell’informazione e l’architettura dei contenuti. E, come spesso accade, ciò che è utile a chi ha esigenze specifiche finisce per migliorare l’esperienza di tutti.

Comunicare l’accessibilità in modo efficace

Uno dei principali ostacoli alla diffusione della cultura dell’accessibilità digitale è proprio la comunicazione. Il tema viene affrontato quasi sempre in modo tecnico, distante, senza considerare che le persone devono prima capirne il senso prima di valutarne la rilevanza.

Per questo è importante utilizzare un linguaggio semplice ma preciso, capace di collegare il concetto di accessibilità a esperienze quotidiane. Parlare di barriere digitali non significa solo citare schermo reader o descrizioni alternative per le immagini, ma mostrare concretamente cosa accade quando una persona non riesce a compilare un modulo, non può accedere a un’informazione utile, si perde un’opportunità a causa di una scarsa progettazione.

Chi si occupa di marketing, comunicazione, innovazione tecnologica ha il dovere – e l’occasione – di guidare questo cambiamento culturale, integrando il valore dell’accessibilità nei propri contenuti, nei propri strumenti, nelle proprie strategie. Non serve diventare esperti di HTML o WCAG, ma è fondamentale conoscere le basi e saperle raccontare. Solo così si può costruire una vera cultura digitale inclusiva, capace di generare valore condiviso.

Un investimento sul futuro

Il digitale evolve, e con esso crescono anche le aspettative delle persone. L’accessibilità non è più una nicchia: è un criterio essenziale di qualità, un elemento competitivo e una scelta di responsabilità. Le aziende e le istituzioni che vogliono restare credibili e rilevanti nel tempo dovranno necessariamente includere l’accessibilità nei propri piani di sviluppo.

Non si tratta solo di evitare sanzioni o ottenere certificazioni, ma di ragionare in un’ottica di sostenibilità sociale. Le tecnologie devono servire le persone, tutte le persone, senza escludere nessuno. In questo senso, ogni passo verso l’accessibilità è un passo verso un digitale più umano, più equo, più efficace.

Capire, promuovere e realizzare l’accessibilità digitale significa quindi prepararsi al futuro. Un futuro in cui l’innovazione non è solo questione di performance, ma anche – e soprattutto – di rispetto, di ascolto, di inclusione. Un futuro che inizia ogni volta che scegliamo di rendere un contenuto accessibile a chiunque voglia o debba usufruirne.