Innovazione

Spostare gli oggetti con la mente: telecinesi? No, intelligenza artificiale

Spostare gli oggetti con la mente
Contenuto curato da Massimo Chioni

Per spostare un oggetto o controllarlo con la sola forza del pensiero non bisogna necessariamente essere dei maghi di comprovata esperienza o essere immersi nella visione di un film o di una serie tv a tema. Nell’epoca in cui tech e digital la fanno sempre più da padrone, sotto ogni punti di vista, anche queste funzioni potrebbero essere presto sviluppate dai “comuni mortali”. Un futuro nemmeno troppo distante se l’enorme industria tech deciderà di investire ulteriormente su queste idee e dare un’accelerata alle operazioni.

Se un tempo si sentiva parlare solo di telecinesi (o psicocinesi) per descrivere la pratica attraverso cui una persona riusciva a spostare gli oggetti cirocostanti il proprio ambiente con la forza del pensiero, adesso dobbiamo cominciare ad abituarci ad altri tipi di pratiche. D’altra parte la telecinesi è stata spesso oggetto di dibattiti e confutazioni sul piano scientifico, che però non hanno mai portato ad una tesi unanime. Ma in un futuro nemmeno troppo prossimo sarà possibile spostare gli oggetti con la mente, grazie all’incredibile evoluzione delle intelligenze artificiali.

Non tutti sanno infatti che sono state inventate due startup che stanno lavorando alacremente a questo obbiettivo (quantificato in almeno dieci anni): si tratta di Neurolink e Neurogress.

Le startup che potrebbero rivoluzionare il mondo

Neurolink è un’idea partorita dalle fervida e geniale mente di Elon Musk (già fondatore di SpaceX e Tesla): lo scopo alla base di questa invenzione è lo sviluppo di una tecnologia che permetta alle persone di controllare gli oggetti da remoto sfruttando l’intelligenza artificiale. Questo sarebbe possibile impiantando un’interfaccia neuronale nella testa delle persone,in maniera tale che l’intelligenza artificiale permetta ad esempio di cambiare canale in tv o spegnere e accendere il condizionatore col pensiero.

La startup Neurogress sta invece cercando di giungere a questo epocale risultato realizzando una tecnologia combinata tra intelligenza artificiale e bloockchain. L’idea di Neurograss è quella di utilizzare un wearable che riesca a comunicare con il cervello e mettersi in contatto con un apposito software creato ad hoc dall’azienda svizzera.

Per i primi tempi Neurograss ha intenzione di sperimentare tale tecnologia sulle persone affette da disabilità: per chi ha difficoltà o impossibilità nel muover gli arti si tratterebbe di un piccolo ma significativo balzo in avanti nella qualità della vita.

Ma cosa centra, vi chiederete voi, la tecnologia blockchain (la stessa utilizzata per i bitcoin, per intenderci)?

Neurogress ha già iniziato ad utilizzare dei dispositivi capaci di leggere gli input del cervello, ma questo non basta. Per questo Neurogress è intervenuta con lo sviluppo di un software che, in collaborazione con blockchain, consenta di governare gli oggetti con la mente. Il primo risultato è un braccio robotico sul quale si sta lavorando per apportare i miglioramenti necessari.

Internet of things: dove tutto diventa tecnologia

Tutto questo prevede però una premessa necessaria, che non abbiamo ancora fatto: si tratta dell’Internet of things, ovverosia quel sistema che permette di avere una serie di dispositivi connessi per supportare le azioni. Senza tali dispositivi il lavoro di Neurogress risulterebbe vano, e in futuro si sta cercando di ampliare la gamma di oggetti (droni, robot ecc) che possono essere controllati da remoto. In tutto ciò la blockchain sembra avere per il momento un ruolo di “raccordo” tra le intelligenze artificiali, gli algoritmi e dispositivi connessi. La scelta della migliore blockchain da utilizzare è ancora lunga, ma per il momento si sta lavorando sulla piattaforma smart contract Ethereum.

L’obbiettivo primario dell’azienda svizzera è quello di garantire l’utilizzo di questa innovativa tecnologia prima di tutto alle persone con disabilità, e poi a a cascata a tutti gli altri. L’esperienza legata all’utilizzo delle intelligenze artificiali è solo all’inizio, e promette anni di incessanti sperimentazioni tecnologiche.

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