Innovazione

Sistema Neuromorfico Intel: cos'è Pohoiki Beach e perché oggi ne parlano tutti

Sistema Neuromorfico
Contenuto curato da Massimo Chioni

Pohoiki Beach è il nome in codice che Intel ha scelto per il sistema neuromorfico con 64 chip sperimentali Loihi e 8 milioni di neuroni che è stato messo a disposizione della comunità di ricerca. Lo scopo di questo sistema è quello di studiare il chip di ricerca ispirato al cervello umano messo a punto da Intel: in pratica, i principi evidenziati nei cervelli biologici sono stati traslati nelle architetture informatiche.

Le caratteristiche di Loihi

Gli utenti che usufruiscono di Loihi hanno la possibilità di elaborare informazioni con un livello di efficienza 10mila volte più elevato rispetto a quello che viene assicurato dalle CPU per applicazioni specializzate per problemi di soddisfazione di vincoli, per ricerca dei grafi o per sparse coding, mentre la velocità è mille volte superiore. Saranno oltre 60 i partner dell'ecosistema che avranno accesso a Pohoiki Beach e che, quindi, potranno sfruttare il sistema specializzato a uso intensivo di elaborazione per la risoluzione di problemi complessi.

Come è nato Pohoiki Beach

Pohoiki Beach è un sistema neuromorfico, vale a dire un'architettura specializzata che è stata concepita e realizzata per la risoluzione dei problemi computazionali più complicati: essa è fondamentale per supportare l'intelligenza artificiale, i dispositivi autonomi e l'Internet of Things. I ricercatori, grazie a questo sistema, hanno la possibilità di utilizzare algoritmi inediti che si ispirano alle reti neurali capaci di adattarsi a seconda dei dati in ingresso in virtù di un apprendimento cstante. Loihi è stato introdotto da Intel nel 2017: si trattava del primo chip neuromorfico di ricerca. L'anno scorso è nata l'Inrc, la Intel Neuromorfic Research Community, il cui obiettivo è quello di agevolare lo sviluppo di applicazioni, di software e di algoritmi neuromorfici. Intel, tramite l'Inrc, mette a disposizione l'accesso a Loihi e a un sistema cloud denominato Kapoho Bay, che proprio su Loihi si basa (un sistema con fattore di forma USB).

Quali obiettivi potranno essere raggiunti

Per la ricerca neuromorfica di Intel, Pohoiki Beach costituisce un traguardo di non poco conto, anche perché permette agli Intel Labs di far arrivare a 100 milioni di neuroni l'architettura complessiva. La costante diminuzione del processo produttivo, per altro, non è più sufficiente per far sì che si possa continuare a ottenere i guadagni, dal punto di vista delle prestazioni e sul piano della potenza, che la Legge di Moore mette a disposizione. C'è sempre più bisogno, infatti, di architetture specializzate, che siano pianificate per applicazioni ad hoc, a mano a mano che operazioni di computing sempre più complesse e nuove si consolidano.

Che cosa si aspetta Intel

I guadagni che Intel si aspetta di ottenere, quindi, riguardano tanto l'efficienza quanto la velocità di un vasto assortimento di applicazioni del mondo reale. Se invece di usare tecnologie informatiche generiche si fa riferimento a questo tipo di sistema, vantaggi considerevoli possono essere ricavati nel campo della sicurezza informatica, ma anche per le smart home o dal punto di vista dei veicoli autonomi. I ricercatori del Telluride Neuromorphic Cognition Engineering Workshop, per esempio, si sono avvalsi dei sistemi Loihi per il calcolo neuromorfico ingegneristico.

La ricerca algoritmica

Ciò su cui gli esperti e gli addetti ai lavori concordano è il fatto che i partner dell'ecosistema di tutto il mondo tramite Pohoiki Beach avranno l'opportunità di continuare a svolgere un ruolo pionieristico per la ricerca algoritmica. Tra i progetti per cui i sistemi Loihi sono risultati utili ci sono quelli relativi al tracciamento degli oggetti che viene garantito da fotocamere emergenti basate su eventi, ma non va dimenticata la capacità di adattamento che è stata fornita alla gamba protesica Ampro. Non solo: il rilevamento e il controllo neuromorfico sono stati applicati a un biliardino automatizzato, mentre il robot iCub è stato equipaggiato con una pelle i cui input tattili dipendono proprio dalla rete neuromorfica.

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