Innovazione

Reddito di cittadinanza: blockchain e token per la riforma dei centri per l'impiego

Riforma dei centri per l'impiego
Contenuto curato da Massimo Chioni

Solo per gli incentivi che dovranno essere riconosciuti alle agenzie private e ai datori di lavoro, la riforma dei centri per l'impiego imporrà una spesa compresa tra i 2 miliardi e mezzo e i 6 miliardi di euro, una somma da accantonare per stimolare le assunzioni; a tale cifra si dovrà aggiungere, poi, la spesa corrispondente al reddito di cittadinanza vero e proprio. Le incongruenze correlate a tale scenario sono numerose, a cominciare dal fatto che per il momento non sono state ancora individuate le coperture finanziarie.

La situazione italiana

Quella del nostro Paese è una situazione lungi dal poter essere considerata rosea, dal momento che l'Italia non offre alcun sistema che garantisca alle offerte di impiego una certa visibilità: il settore è caratterizzato da una totale mancanza di efficienza, ed è per questo motivo che è difficile ipotizzare il ricorso agli incentivi. Di conseguenza, il mercato del lavoro nostrano è al tempo stesso vischioso e caratterizzato da una notevole frammentarietà: non è esagerato parlare di un sistema molto disarticolato, a dimostrazione di un tasso di efficacia modesto sia per i centri per l'impiego - pari al 3% - sia per le agenzie private - pari al 6% -, almeno secondo i dati che sono stati forniti da Isfol.

Interventi mirati per una terapia d'urto

Per cambiare le cose, e per dare il la a un autentico progetto di politica attiva, c'è bisogno di un intervento drastico e, soprattutto, mirato. Sempre ammesso che vengano rispettate le tempistiche che sono state annunciate - la riforma correlata al reddito di cittadinanza dovrebbe entrare in vigore il prossimo mese di marzo -, c'è molto lavoro da svolgere per avviare il cambiamento. Molto o troppo? I tempi tecnici di implementazione rappresentano forse l'ultimo dei problemi da questo punto di vista, dal momento che prima c'è bisogno di una accurata formazione, ma anche di sperimentazione. Per una governance ridisegnata sia dal punto di vista territoriale che sul fronte gestionale, inoltre, occorrono deployment e fine tuning: il tempo stringe, e così non manca chi lancia l'ipotesi di svincolare la riforma dei centri per l'impiego dall'assegnazione del reddito di cittadinanza.

La blockchain e la riforma dei centri per l'impiego

Il valore economico e sociale più importante sembra essere quello relativo alla riforma dei centri per l'impiego: in teoria sarebbe prioritaria per il nostro Paese, ma i voti alle elezioni si conquistano soprattutto distribuendo soldi per ottenere il consenso. Una proposta interessante in questo ambito è quella che suggerisce di fare riferimento alla blockchain per riformare i centri per l'impiego, prevedendo dei meccanismi di incentivazione basati su token che servirebbero, tra l'altro, a rendere la distribuzione del valore delle informazioni più equilibrata. Un ecosistema di decentralized recruiting sarebbe in grado di assicurare risparmi fino al 50%: il denaro non speso potrebbe, quindi, essere ridistribuito.

Come usare i token

I token dei centri per l'impiego in una piattaforma di questo tipo potrebbero essere destinati a svariate applicazioni, dalla pubblicità all'incentivazione della proattività: nel primo caso i gettoni sarebbero usati dai recruiter, dai responsabili delle risorse umane e da chi si occupa di assunzioni per pubblicare offerte di lavoro, inserzioni e annunci; nel secondo caso essi sarebbero attribuiti non solo ai datori di lavoro e ai recruiter, ma anche ai candidati stessi che presentano il proprio curriculum o che nel corso del ciclo di vita del reclutamento svolgono altre azioni critiche.

Il circuito dei token per i centri per l'impiego

Un circuito simile non sarebbe un sistema di pagamento, in quanto corrisponde a un closed loop: in altri termini, un sistema chiuso finalizzato al riconoscimento dei ruoli e dei contributi forniti dagli attori che fanno parte della piattaforma. Uno degli obiettivi che potrebbero essere raggiunti sarebbe quello dello sviluppo di una workforce community, in grado di mettere in risalto le varie storie personali di carattere lavorativo attraverso le reciproce segnalazioni di offerte, proposte e opportunità. La conoscenza dei set di abilità sarebbe possibile solo nel rispetto della riservatezza delle informazioni riguardanti i soggetti coinvolti. Ma non è tutto, perché grazie a questo circuito potrebbe anche essere abilitata un'economia del mercato del lavoro in cui dei meccanismi endogeni al reclutamento incentivano i candidati, mentre le aziende hanno la possibilità di risparmiare sui costi.

Non solo incentivi

I token di utilità sarebbero gettoni messi a disposizione in forma gratuita per coloro che sono alla ricerca di un lavoro, ma al contempo potrebbero essere attribuiti anche come bonus di ingresso per coloro che dovessero essere assunti da un datore di lavoro. Le regole di ingaggio potrebbero essere incluse nei contratti intelligenti, che sarebbero indispensabili anche per regolare gli incentivi remunerati. Un ruolo importante sarebbe quello delle informazioni che i candidati scelgono di fornire: chi desidera trovare un lavoro potrebbe usufruire di una monetizzazione di tali dati, che sarebbero messi a disposizione delle agenzie pubblicitarie, dalle agenzie private e dei diversi datori di lavoro (ma anche degli istituti di ricerca impegnati in macroanalisi), ovviamente solo in presenza del consenso dei titolari.

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