Innovazione

Google blockchain: solo servizi cloud e protezione dei dati?

Google blockchain
Contenuto curato da Massimo Chioni

Anche Google ormai da tempo si è buttato nel settore della blockchain: a dimostrarlo non sono solo le acquisizioni di startup, ma anche i progetti di sviluppo interni. D'altro canto, a differenza di quel che il pubblico di non addetti ai lavori potrebbe pensare, la blockchain non ha a che fare unicamente con i bitcoin, anzi: si tratta di una tecnologia che può essere sfruttata per molte altre applicazioni, a maggior ragione in considerazione delle vicende alterne che riguardano la criptovaluta che è stata sviluppata da Satoshi Nakamoto. Il problema della blockchain è che capire di cosa si tratti, almeno a livello teorico, non è semplice.

Che cos'è la blockchain

Certo, non la pensano così tutte quelle società della Silicon Valley - e sono decine e decine - che ritengono la catena di blocchi la più significativa e preziosa delle novità che sono state introdotte attraverso le criptovalute. Entrando nel dettaglio, la blockchain consiste in un registro elettronico pubblico che è formato da celle che sono unite le une con le altre e che consentono la registrazione di qualsiasi tipo di operazione. Ciò che distingue tali registri è proprio il tipo di legame che concatena le celle che si susseguono: in sostanza, una parte delle informazioni che sono contenute in ogni blocco dipende dalle informazioni che fanno parte del blocco che lo precede.

La sicurezza della blockchain

Proprio questo è il motivo per il quale riuscire a modificare i dati inclusi nei blocchi è molto complicato, se non addirittura impossibile: per raggiungere tale scopo, infatti, ci sarebbe bisogno di intervenire anche sui dati che sono presenti negli altri blocchi, e in sostanza si innescherebbe una sorta di effetto domino che potrebbe durare giorni, settimane e mesi interi, prima che la procedura venga potata a termine. Tale peculiarità è sinonimo di grande sicurezza per tutti i sistemi che si avvalgono della blockchain, ma i livelli di sicurezza sono ulteriormente elevati grazie al fatto che i registri sono condivisi da tutti i nodi - e cioè da tutti gli utenti - che prendono parte alla rete.

Il successo della catena dei blocchi

Sono queste solo alcune delle tante ragioni che hanno indotto numerose case sviluppatrici e tante aziende a concentrare una parte dei propri investimenti sulla catena dei blocchi, oltre che - ovviamente - sulle applicazioni che la stessa rende possibili: i bitcoin non sono altro che una di queste applicazioni. Ma cosa c'entra Google in questo scenario? In un primo momento il colosso di Mountain View è partito - per così dire - al rallentatore, per poi recuperare con rapidità in seguito e raggiungere gli altri concorrenti.

L'azione di Google

Google, in particolare, ha dato il via a un'operazione di raccolta di molte startup che sono operative in diversi settori della catena dei blocchi, con l'intento di sfruttare le potenzialità di molteplici laboratori di ricerca e sviluppo che si stanno concentrando sulle relative applicazioni. Sin dal 2016, in effetti, Mountain View sta mettendo alla prova varie soluzioni in questo ambito, con riferimento specifico ai servizi cloud: è il caso, per esempio, di Google Drive, ma anche di Google Docs. Si può dire, però, che sia solo dal secondo semestre dello scorso anno che si sia cominciato a fare sul serio.

Le applicazioni possibili

Le applicazioni della blockchain su cui Google starebbe lavorando sono numerose: il condizionale è d'obbligo, dal momento che non esistono informazioni ufficiali su questo argomento, ma solo indiscrezioni che provengono da fonti interne. I settori più importanti a essere coinvolti sarebbero quello dei nuovi servizi cloud, quello della protezione dei dati degli utenti e quello della sicurezza. Si potrebbe ricorrere alla blockchain, tra l'altro, per garantire una archiviazione decentralizzata dei dati attraverso un parziale sfruttamento delle risorse informatiche degli utenti: con questa procedura, non si correrebbe alcun rischio di accentramento dei dati stessi in un solo data center, che favorirebbe un eventuale furto.

Gli investimenti di Google

Big G, inoltre, non sta lesinando investimenti dal punto di vista della realizzazione di standard e di protocolli che potrebbero venire sfruttati da sviluppatori differenti con lo scopo di dare vita ad applicativi della catena dei blocchi che si basino non solo sulle tecnologie che sono ancora in fase di sviluppo, ma anche sulle infrastrutture connettive e cloud che Google ha già realizzato.

I competitor

Se Google è molto attiva in questo campo, i competitor non stanno certo a guardare. Secondo le informazioni che sono state rese note da Winter Green Research, infatti, in questo settore circa un terzo degli investimenti è appannaggio di Ibm, a fronte della quota del 19% di Microsoft e del 17% di Accenture. L'impressione di tutti gli addetti ai lavori è che si tratti solo di una fase iniziale: al momento il valore del mercato dei servizi e dei prodotti che hanno a che fare con la blockchain tocca i 700 milioni di dollari, ma per le previsioni degli esperti tale cifra potrebbe superare i 60 miliardi di dollari già nel 2024, e cioè nel giro di appena sei anni.

Amazon e Facebook

Ora diventa più semplice capire, quindi, il motivo per il quale l'affollamento nell'universo della blockchain si sta facendo sempre più consistente. Non poteva rimanere esclusa da questo scenario Amazon, che infatti ha deciso di mettere a disposizione delle aziende la propria infrastruttura cloud al fine di dare vita ad applicativi ad hoc. Facebook, a sua volta, potrebbe riservare un interesse particolare agli impieghi potenziali nel contesto della sicurezza informativa, ad applicazioni del calcolo delocalizzato e soprattutto alle criptovalute, che in un domani non troppo lontano potrebbero essere impiegate su Whatsapp o su Instagram come moneta di pagamento.

Le startup

Non possono essere dimenticate, poi, le startup più piccole, intenzionate a entrare a far parte del mercato con l'obiettivo non troppo celato di essere comprate, un giorno, dai colossi della concorrenza. I nomi da tenere a mente in questo senso sono quelli di Presearch e di BitClave, che hanno messo a punto due motori di ricerca che si basano sulla blockchain. Ecco perché Google non può restare a guardare.

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