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Gli effetti del coronavirus sull’economia italiana

Economia italiana
Contenuto curato da Massimo Chioni

L’emergenza sanitaria del coronavirus si è trasformata in una tragedia per decine di migliaia di famiglie che hanno perso i propri cari, ma i timori è che le conseguenze non siano ancora terminate: è alto, infatti, il rischio che la crisi economica che seguirà alla conclusione della pandemia rimarrà nella storia come un evento catastrofico. Non è un caso che gli occhi del mondo siano puntati sul nostro Paese: tutti vogliono comprendere quali potrebbero essere gli effetti del coronavirus sull'economia italiana, vediamo lo scenario che si prospetta. È bene sgombrare il campo da equivoci ed evitare illusioni: la crisi sarà molto più grave di quella del 2009, giocheranno un ruolo rilevante le misure che verranno adottate allo scopo di limitare il contagio. Quel che è certo è che sia nel primo trimestre che nel secondo trimestre del 2020 il Prodotto Interno Lordo italiano si ridurrà in modo significativo.

I provvedimenti della Banca Centrale Europea

Da qualche giorno la Banca Centrale Europea ha imposto un incremento ulteriore del quantitative easing: uno degli obiettivi più importanti che ci si propone di conseguire consiste nell’evitare una crescita eccessiva della speculazione sui titoli del debito pubblico del nostro Paese. In molti hanno rievocato il “Whatever it takes” di draghiana memoria, ma è bene mettere in evidenza che questo denaro non deve essere considerato uno strumento di beneficenza: insomma, prima o poi l’Europa tornerà a battere cassa e presenterà il proprio conto.

Discorso di Mario Draghi “Whatever it takes”
C’è un messaggio che vorrei lanciare oggi: la BCE è pronta a fare tutto quanto è necessario per preservare l’Euro e credetemi sarà sufficiente.

Che cosa potrebbe succedere

Insomma, se la speranza primaria di tutti è quella di uscire da questa tragica situazione nel più breve tempo possibile, è necessario domandarsi a quale prezzo ciò potrebbe avvenire. Il solo aspetto positivo che potrebbe derivare dalla diffusione del coronavirus potrebbe essere, quindi, il tramonto della teoria ordoliberista che fino a questo momento ha dominato nel Vecchio Continente: una teoria che vincola qualsiasi tipo di intervento a sostegno dei Paesi in difficoltà economica a condizioni impossibili da sostenere, un po’ come accaduto alla Grecia nel 2015, a costo di sacrifici enormi dal punto di vista delle privatizzazioni e dei tagli alla spesa.

Lo sguardo dell’Europa

commissari europei in questo momento guardano agli italiani come a un popolo che spreca in modo costante le risorse pubbliche e che non si dà abbastanza da fare per risanare la propria posizione economica. In effetti una parte di ragione c’è, se è vero che ci mostriamo inadatti a lasciar fallire le aziende che dovrebbero essere già state fatte fallire da anni – vedi il caso di Alitalia – allo scopo di proteggere i privilegi e i voti di poche migliaia di lavoratori. D’altro canto, l’approccio che vorrebbe la UE sarebbe eccessivo in senso opposto, in quanto basato unicamente sulla logica di mercato e senza tutele per lo Stato sociale.

 Presidente BCE 2020 - Cristine Lagarde
Presidente BCE 2020 - Cristine Lagarde

La crisi economica

Tra gli effetti del coronavirus sull’economia italiana, quindi, ci attende una crisi economica che, a sua volta, farà scaturire una crisi del sistema bancario. È ovvio, infatti, che i privati e le aziende, nel momento in cui vedranno ridursi i propri profitti in modo drastico, non avranno più la capacità di mantenere i propri impegno per ciò che concerne i finanziamenti da rimborsare e i mutui. Di conseguenza, si verificherà un drastico incremento della mole di crediti deteriorati, per altro nel contesto di un sistema che sotto questo aspetto è già piuttosto fragile. Gli istituti di credito potrebbero essere obbligati dall’Europa a ricorrere a ulteriori aumenti di capitale, il cui effetto però sarebbe quello di limitare ancora di più la capacità, da parte delle imprese nostrane, di ripagare i debiti.

C’è bisogno di interventi rapidi

Come appare evidente, non si può prescindere da interventi che siano concreti, decisi e soprattutto veloci. La prima iniziativa che è stata adottata, rappresentata dal rinvio delle imposte, consente ai cittadini di rimanere il pagamento dei finanziamenti e dei mutui; resta da capire, però, se si tratti di un provvedimento adeguato. Sembra essere il caso di ricorrere a misure più forti, con un programma di spesa pubblica molto grande che con tutta probabilità non coinvolgerà solo il nostro Paese ma anche il resto della Ue. Ovviamente un piano di spesa pubblica impone di indebitarsi: sarà necessario, quindi, emettere titoli di Stato che permettano di coprire il deficit di bilancio che verrà. Un deficit molto ingente, ma che è inevitabile.

Un sostegno diretto per le imprese

Di che cosa ci potrebbe essere bisogno, dunque? Senza mezzi termini, di una specie di helicopter money che sia in grado di garantire una ripartenza degli acquisti, attraverso un sostegno diretto alle imprese e ai cittadini che potrebbe consiste nell’erogazione di denaro. Lo Stato, poi, si potrebbe far garante di prestiti di emergenza per le piccole e medie imprese, ma ci sarebbe bisogno anche di notevoli investimenti in opere pubbliche e attività produttive. Lo stato diverrebbe in ultima istanza prestatore di lavoro, capace di creare occupazione. Tutto facile, dunque? Per niente. C’è da tenere conto, in primo luogo, degli scriteriati parametri del Fiscal Compact: è vero che per ora è stato sospeso, ma prima o poi la spada di Damocle si ripresenterà. Un altro rischio considerevole è quello di trasformare l’Italia in un Paese ritenuto poco affidabile, visto che la restituzione del debito pubblico non potrà essere garantita stampando moneta. Così, saremo obbligati a far fronte a tassi di interesse decisamente elevati, con lo spread che riprenderà a salire a meno di un intervento da parte di una banca centrale che limiti i danni per le finanze pubbliche.

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Come proteggere il proprio stile di vita

Per continuare ad adottare lo stile di vita mantenuto fino a questo momento e limitare gli effetti del coronavirus sull’economia italiana, è necessario che nel giro di due mesi si punti su un approccio focalizzato in grado da un lato di contenere la diffusione del virus e dall’altro lato di consentire a quasi tutti di riprendere in mano la propria quotidianità, lavoro compreso. Non ci si può permettere di aspettare il vaccino, sia perché i tempi sarebbero molto lunghi, sia perché non è detto che questo vaccino possa essere messo a punto. Di certo non si può prolungare la strategia della distanza sociale per molto tempo, o l’economia si potrà considerare morta.

Il Mes

Un fantasma aleggia su questo scenario ed è quello del Fondo salva-stati: il Mes, cioè il Meccanismo Europeo di Stabilità. Alcuni politici italiani, tanto della maggioranza quanto dell’opposizione, si sono detti contrari al ricorso al Mes, che invece incontra il favore del governo di Giuseppe Conte, della presidente della Commissione Ue Ursula von den Leyen e del Commissario europeo all’economia Paolo Gentiloni. Secondo gli scettici, qualora ci si affidasse al Mes poi si sarebbe costretti ad attenersi a regole draconiane che, però, potrebbero favorire un elevato rischio di speculazione rispetto a un’ipotesi di fallimenti per uno Stato come l’Italia molto indebitato.

La Precautionary Conditioned Credit Line

C’è, però, una via di uscita rispetto a questo rischio, dal momento che è possibile chiamare in causa la Precautionary Conditioned Credit Line: in pratica, sono finanziamenti che possono essere erogati a Paesi che devono fare i conti con choc imprevisti non correlati a loro responsabilità. Per usufruire di questa linea di prestiti, tuttavia, è necessario dedicarsi a riforme strutturali. Insomma, la strada da percorrere per rivedere la luce è piena di ostacoli, ma almeno uno spiraglio si riesce a intravedere, non resta che sperare che gli effetti del coronavirus sull’economia italiana non siano tanto infausti da non consentire un ritorno alla “normalità” che conosciamo.

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