Marketing

Dark Polo Gang: Bufu, ma invece di andare "a quel paese" finiscono sulla Treccani

BUFU - Dark Polo Gang
Contenuto curato da Massimo Chioni

Chi avrebbe mai pensato che la Dark Polo Gang potesse entrare nel dizionario della Treccani? Eppure è ciò che è successo, e la band di trapper ha fatto scuola addirittura in ambito linguistico con una rocambolesca e involontaria operazione di marketing musicale. La formazione romana, infatti, è solita usare nei testi dei propri brani l'espressione "bufu", che in apparenza non vuol dire niente: eppure, l'uso che si è consolidato nel tempo, soprattutto tra i ragazzi, lo ha reso un neologismo. Oggi, infatti, quella espressione è un vero e proprio intercalare che viene impiegato di frequente, anche nel parlato, soprattutto come sinonimo di "ridicolo". E così il dizionario della lingua italiana Treccani non ha potuto far altro che adeguarsi e accogliere la parola.

Da dove arriva "bufu"

"Bufu", però, non è un'invenzione tutta italiana, visto che si tratta di un termine che è stato ripreso dallo slang statunitense. Negli Usa, questo acronimo sta a indicare la frase "by us fuck u", che potremmo tradurre - edulcorando un po' il concetto - in "per noi puoi andare a quel paese". Non solo: in altre circostanze "bufu" viene adoperato come abbreviazione per l'espressione "butt fucker", un'offesa che evitiamo di tradurre in quanto decisamente volgare.

La storia di "bufu"

La storia di "bufu" affonda le radici in tempi più antichi di quelli che si potrebbero immaginare: questa parola viene usata non solo in ambito musicale, con riferimento in particolare al rap, ma anche nel contesto cinematografico. Già nei primi anni '80 del secolo scorso, per esempio, si rintraccia un "bufu": è quello che compare in "Valley Girl", una canzone di Frank Zappa del 1982 che per altro ha ottenuto un successo non indifferente. Zappa interpretava questo brano insieme con la figlia, Moon Unit: la hit fu in grado di arrivare addirittura al 32esimo posto della prestigiosa graduatoria della Billboard Hot 100, ed è stata la sola - tra tutte quelle di Zappa - a giungere così in alto in America. Niente male per l'abbreviazione di un insulto, no?

La canzone di Frank Zappa

La figlia di Zappa veniva svegliata nel bel mezzo della notte e trascinata nello studio cinematografico allo scopo di registrare la canzone. In "Valley Girl" l'artista voleva riproporre uno slang comune tra i ragazzi dell'epoca nella San Fernando Valley, e in effetti Moon aveva appena 14 anni ai tempi. Il dizionario Treccani, a quasi 40 anni di distanza, oggi fa riferimento al "bufu" come a un'offesa in risposta ai cosiddetti haters, cioè agli odiatori, i nemici della Dark Polo Gang che si sono resi protagonisti di dissing nei loro confronti. Per fortuna tra i ragazzi la parola ha perso una parte della propria eccessiva volgarità, e - come detto - viene impiegata come se fosse un sinonimo di "ridicolo".

Le innovazioni della Dark Polo Gang

A dir la verità, sul piano linguistico quella del "bufu" non è la sola innovazione che è stata apportata dalla Dark Polo Gang, che nei propri brani trap introduce anche "bibbi", "triplo sette" ed "eskere", giusto per menzionare le espressioni più comuni. La band - o gang, a seconda di come la si voglia considerare - ha finito per condizionare il modo di parlare di molti adolescenti, ma anche di tanti preadolescenti e addirittura bambini. I ragazzi romani hanno dato vita a un immaginario nuovo, che fa parte di un autentico mondo narrativo, per quanto discutibile esso possa essere ritenuto, da cui i giovani possono pescare.

La lingua cambia

Da sempre la lingua è uno strumento che viene sfruttato per favorire il senso di appartenenza a una certa comunità, e chi usa l'espressione "bufu" lo sa bene: è come se si autoidentificasse, volesse segnalare di conoscere le canzoni della Dark Polo Gang e al tempo stesso adoperasse un linguaggio in codice che non è aperto a tutti ma è concesso solo a una ristretta cerchia di selezionati.

Lascia un commento