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Come si legge una busta paga

Busta paga
Contenuto curato da Massimo Chioni

Ti sarà sicuramente capitato di aprire le tue prime buste paga e di leggere solamente la retribuzione netta e poi riporla in una cartella, senza verificare le altre diciture presenti. A volte, trovare il tempo di leggere tutte quelle ritenute, le imponibili, le rate addizionali, etc. sembra impossibile.

Molti lavoratori si limitano a incassare lo stipendio senza farsi troppe domande, eppure la busta paga è un documento che il datore di lavoro è obbligato a rilasciare al lavoratore e tutte le voci presenti sulla busta paga identificano sostanzialmente i rapporti che intercorrono tra te, il datore di lavoro, il fisco e gli Enti previdenziali.

Per questo la busta paga è un documento che si dovrebbe leggere con attenzione: da essa puoi infatti capire la situazione fiscale, previdenziale, le ferie che ti spettano e molto altro. Solo leggendola attentamente potrai verificare che la retribuzione sia in linea con il contratto di lavoro.

La busta paga

La busta paga (chiamata anche cedolino o prospetto paga in aziende), ed è un documento che corrisponde alla sintesi delle componenti della retribuzione spettante al lavoratore dipendente in un arco temporale specifico, in genere un mese.

In altre parole, mostra il tuo stipendio al lordo di tasse e contributi, ma anche tutte le ritenute fiscali e previdenziali.

È obbligatorio da parte del datore di lavoro fornire la busta paga (in modalità cartacea o digitale) in cui potrai accertare la correttezza della retribuzione e delle ritenute. In calce troverai sia il lordo che il netto del pagamento che ti spetta al termine della mensilità di lavoro.

Come si legge una busta paga

Una busta paga è composta da più elementi. Per semplicità di informazione e spiegazione qui la dividiamo in quattro parti, in modo da spiegare nel dettaglio cosa viene indicato in ogni sezione.

Intestazione e dati del contratto

Nell’intestazione di una qualsiasi busta paga troverai l’ammontare dello stipendio spettante in base al Contratto Nazionale di Categoria, qualifica, anzianità di servizio ed eventuali indennità. Proprio in questa prima parte saranno riportati il periodo di lavoro a cui fa riferimento la retribuzione, insieme ai dati dell’azienda o datore di lavoro, tra cui il suo codice, ragione sociale, partita Iva, indirizzo, il numero della posizione INPS e di quella INAIL.

I dati anagrafici e di assunzione

Successivamente vedrai riportati i tuoi dati anagrafici in quanto lavoratore insieme ai riferimenti contrattuali stabiliti in precedenza: la data di assunzione, l’inquadramento, il tipo di CCNL ossia Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro a cui farà riferimento la paga base, la qualifica con correlata mansione e livello, riferito alla mansione assegnata.

Il corpo della busta

Nella parte centrale della busta paga troverai la retribuzione lorda, detta anche retribuzione diretta, con il conteggio dei giorni effettivamente retribuiti; saranno conteggiati anche gli eventuali scatti di anzianità, cioè gli aumenti periodici di stipendio derivanti dalla maturazione degli anni di servizio, nonché la retribuzione indiretta, ossia ferie, festività, maternità o malattie.

Ma nel totale da corrispondere ci potrebbero essere anche i superminimi, cioè aumenti legati a meriti specifici. A queste seguono le voci che determinano il totale delle trattenute, quindi le tasse, i contributi, le detrazioni e l’imposta I.R.P.E.F.

La parte finale

L’ultima parte della busta paga richiede un’attenzione particolare. Infatti è qui che si evince qual è lo stipendio lordo e di conseguenza lo stipendio netto che viene calcolato con la differenza dei totali di tutte le competenze e le trattenute.

Sempre nell’ultimo settore della busta paga si trovano la parte previdenziale e fiscale dove si indicano il TFR o trattamento di fine rapporto, che viene erogato solo in caso di cessazione o licenziamento, ma anche gli assegni famigliari e la retribuzione netta.

L’imponibile previdenziale è spesso una parte sottovalutata della busta paga, eppure in questo importo vengono calcolati i contributi previdenziali, ossia delle somme di denaro che il datore di lavoro versa ogni mese per finanziare le attività pensionistiche calcolate in base a una percentuale dell’imponibile.

L’unica tassa versata dal lavoratore è l’Irpef ossia l’imposta sul reddito delle persone fisiche. L’imponibile fiscale Irpef non è però effettivamente la somma che si dovrà pagare perché a questa sono applicate delle detrazioni: sono previste detrazioni per coniuge a carico e/o figli a carico. La somma è inoltre proporzionata ai giorni di lavoro e alla durata del contratto.

La certificazione unica

Ogni anno dovrai riepilogare la somma delle buste paga nella Certificazione Unica (conosciuto in precedenza come  Certificato unico dipendente - CUD) rilasciata al dipendente e che ti servirà per la compilazione del 730 e del Modello Isee.

Essa attesta tutti i redditi maturati nell’anno precedente, con gli effettivi contributi fiscali e previdenziali pagati, eventuali TFR maturati ecc. Sarà un documento che nella pratica sintetizzerà tutta la situazione reddituale che il lavoratore ha avuto con una determinata società nell’anno precedente del rilascio del CU stesso.

Altre info da sapere

A partire dalla Legge di Bilancio 2015 sulle buste paga è presente anche il Bonus Renzi. Questo bonus è stato abrogato nella legge di bilancio 2020 e sostituito, con alcune modifiche, dalla stessa legge.

Il bonus che i lavoratori troveranno in busta paga adesso è di euro 100 euro (il 'bonus Renzi' era di 80 euro) e spetta a tutti i dipendenti o assimilati che abbiano una fascia di reddito lordo annuo compresa tra gli 8.174 e 28.000 euro.

I redditi da 28.001 a 35.000 avranno invece una detrazione di 80 euro. Sempre la stessa legge prevede che i redditi da 35.001 a 40.000 vedranno applicata una detrazione che parte da 80 euro e scende fino a 0 all'aumentare del reddito totale maturato nell'anno. Quindi chi rientra in questi redditi non vedrà alcun bonus in busta paga ma direttamente in fase di dichiarazione dei redditi.

Ricorda infine che ogni lavoratore dipendente ha diritto a 4 settimane l’anno di ferie retribuite: se dovessi avere delle ferie non godute, queste non potranno essere pagate finché si starà continuando a lavorare con lo stesso datore di lavoro.

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