Interviste

#pensierisparsi: intervista a Claudio Gagliardini

Claudio Gagliardini
Contenuto curato da Anna Fata

Claudio Gagliardini è un esperto di webmarketing, da anni attivo in rete soprattutto in ambito consulenziale, divulgativo e (in)formativo.

Chi è Claudio Gagliardini?

R: Un esule analogico, rinato nel digitale grazie a una grande passione per la comunicazione e per la rete. Sono nato a Roma, ma per lavoro ho cambiato spesso città e anche lavoro, dal turismo alla ristorazione, passando per diverse tipologie di attività che mi hanno sempre visto attivo in ambito comunicazione e marketing, già prima dell’avvento della rete.

Per citare il tuo noto #pensierisparsi: dove sta il lato umano nella Rete?

R: La rete è fatta prevalentemente di persone, almeno per il momento. A breve varie tipologie di macchine e di intelligenze artificiali la colonizzeranno e renderanno tutto più complesso, com’è ora parlare con i call center delle grandi aziende, dove non capisci se stai parlando con un disco registrato o con un essere umano. Almeno non immediatamente.

Il lato umano in Rete è tutto quello che spesso definiamo rumore, le lamentele, i piagnistei, gli autoincensamenti, le paranoie. Tutto il peggio, ma in fondo anche tutto il meglio, perché il web è ancora in mano alle persone, con i loro pregi e difetti.

Cosa diresti a chi cerca i ‘soldi facili’ e il successo istantaneo nella Rete?

R: Che in generale, anche fuori dalla rete, non c’è nessuna attività lecita e onesta che permetta di fare soldi e successo in poco tempo. In rete è più facile barare, ma se sei onesto non ti arricchisci di sicuro e credo sia giusto così. Come sai non ho un buon rapporto con i soldi, io.

Come vedi il lavoro del futuro, alla luce del presente?

R: Molto più complesso, ma semplificato dalla tecnologia. Quello che spero possa cambiare è l’atteggiamento delle persone, la loro smania di avere tutto e subito che rende il lavoro qualcosa di molto sgradevole. Spero che le macchine possano aiutarci anche a definire meglio tempistiche, oneri e aspettative rispetto alle attività che svolgiamo. Da soli non ne siamo stati capaci, purtroppo e questa crisi ne è la testimonianza più evidente.

Tu sei un esperto di SEO: è possibile, secondo te, ed eventualmente in che modo, ottimizzare i propri contenuti, in modo che siano ben indicizzati, ma senza per questo rinunciare alla propria coerenza, autenticità, rispetto di ciò che ci si sente dentro? Il rischio, infatti, potrebbe essere scrivere in funzione dei motori di ricerca, più che per il lettore finale…

R: Grazie per la definizione di esperto, che di sicuro non merito, rispetto ad un mondo complesso come quello della SEO. Credo di poterti rispondere, senza che nessun vero esperto abbia troppo da reclamare, che oggi la battaglia sul posizionamento non si gioca più soltanto sui motori, quindi tutta quella tensione verso “il post perfetto” può essere serenamente indirizzata verso l’obiettivo della creazione di una community che sopperisca all’inevitabile scarsa competitività SEO di alcuni stili di scrittura, in favore di una fruizione autentica da parte di un’audience che sappia davvero apprezzare, senza necessariamente essere tirata dentro da un motore di ricerca e magari scappar via dopo pochi secondi.

Alcuni esperti parlano di evoluzione verso un Web 3.0, o ‘live web’, con attività sempre più esperienziali e coinvolgenti. Quale è la tua visione del futuro in tal senso e quali ripercussioni può avere sui prosumer?

R: Non so se quello che sta per arrivare sarà mai definito davvero come il web 3.0, ma so per certo che la rete sta cambiando radicalmente volto. Il panorama che immagino, ad oggi, è quello di città in grado finalmente di trovare una dimensione sostenibile, grazie all’impiego di tecnologie e modelli nuovi, che sappiano rendere le persone veri cittadini, piuttosto che orde di consumatori di beni, di cibo, di territorio e di esistenza.

Quanto alla Rete, essa sarà un immenso database, in cui sarà facile reperire qualsiasi genere di informazione e di esperienza. Il rischio di perdere di vista la realtà è concreto, secondo me, così come quello di essere ancora più strumentalizzati e usati dal sistema, se la mia rosea aspettativa di città e di modelli più giusti non dovesse avverarsi. Ma ci sono anche infinite opportunità. Cambierà il mondo del lavoro, completamente, cambieranno le modalità di relazione, di collaborazione e di interazione tra le persone e i livelli virtuali e reale si sovrapporranno in un unica dimensione, in cui muoversi sarà molto difficile, all’inizio, ma che potrebbe davvero rendere l’umanità qualcosa di totalmente nuovo e di incredibilmente migliore, se sapremo superare la dipendenza dalla schiavitù rappresentata dalla “sfera economica” e trovare nuove strade e nuovi modelli.

Sapremo fare molte più cose di quante ne potremmo immaginare e questo genererà nuove opportunità in tutti gli ambiti. Nonostante tutto vedo molte più opportunità che rischi, in tutto questo.


Intervistatrice: Anna Fata

 

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